In questo numero di Lapilli parliamo della siccità che continua a insistere sul Mediterraneo occidentale, ovvero penisola iberica e Maghreb, dove la portata dei fiumi rimane ridotta, l’umidità del suolo resta molto bassa e si teme per i raccolti. E poi ancora, continuano gli avvistamenti insoliti, questa volta si tratta di uno squalo bianco al largo di Livorno e un mako al largo di Zante. In realtà, nel Mediterraneo, i grossi squali ci sono sempre stati, ma si vedono di rado. Non c'è comunque da avere paura: siamo noi a essere più un pericolo per loro che il contrario. In Calabria invece sono stati avvistati degli esemplari di pesce scorpione, specie invasiva di cui abbiamo parlato in Lapilli+ (la Lapilli con contenuti originali prodotti dalla redazione di Magma). E segnaliamo anche un pezzo interessante del Guardian sul turismo estivo e il clima che cambia. Infine, una bella notizia per noi che la scriviamo e, speriamo, anche per chi ci legge: Lapilli è arrivata in finale - insieme al Guardian, al Los Angeles Times e al Narwhal - al premio indetto da Covering Climate Now! come migliore newsletter sul cambiamento climatico. Ne riparliamo qualche riga più sotto. Come sempre, buona lettura!

Siccità nel Mediterraneo occidentale. Se in Italia, dopo le precipitazioni di maggio, la siccità si è attenuata, non è così nel Mediterraneo occidentale, in particolare nella penisola iberica e nel Maghreb. Secondo l’ultimo rapporto dell’Osservatorio globale sulla siccità della Commissione europea, quest’area continua a essere afflitta dalla siccità, a causa della mancanza di piogge e delle continue ondate di calore che stanno, tra le altre cose, impattando i livelli di umidità del suolo. Solo pochi giorni fa nella Spagna centro-meridionale, c’è stata un’ondata di calore, con temperature anche di 10 gradi sopra la media: 44,4 gradi centigradi a El Granado, in Andalusia, oltre 43°C a Cordoba e 42,9°C a Siviglia (Rai Meteo).

Metà maggio 2021, 2022 e 2023 a confronto in base all’indicatore combinato di siccità (Cdi), calcolato considerando precipitazioni, umidità del suolo e condizioni della vegetazione (Osservatorio globale sulla siccità - Centro comune di ricerca della Commissione europea).

Come abbiamo visto nel Monferrato qualche mese fa (Lapilli 5/23), le piante sotto stress per mancanza di acqua tendono a restringersi e a generare frutti più piccoli. Lo stesso sta succedendo nella penisola iberica (a eccezione del Portogallo settentrionale), nell'Africa del nord e nella Francia centro-meridionale. In Spagna e in buona parte del Portogallo le previsioni di resa sono ben al di sotto dei valori del 2022. Le superfici seminate con colture estive risultano infatti sostanzialmente ridotte. Secondo le fonti citate nel rapporto, la produzione di cereali e l'allevamento sono i settori più colpiti in Portogallo. Sempre per via della siccità, le fioriture in Marocco, Algeria e Tunisia potrebbero essere state impattate.

Siccità vuol dire anche suolo poco umido e quindi poco produttivo o in grado di sostenere piante e coltivazioni; mentre un suolo sano e in equilibrio è fondamentale per fermare la desertificazione, invertire la perdita di biodiversità e incentivare un'economia più sostenibile e circolare.

Non si vedono fenicotteri. Per via della siccità record, la laguna salata di Fuente de Piedra, vicino Malaga, la più grande dell’Andalusia, è praticamente a secco. La laguna, che è anche una riserva naturale, ospita ogni anno in questa stagione circa 20mila fenicotteri rosa, che si fermano per riposare mentre migrano verso nord. Ma quest’anno, per via della mancanza d’acqua, di fenicotteri ne sono arrivati ben pochi. La laguna storicamente si secca verso la fine dell’estate, per poi riempirsi di acqua durante le piogge autunnali e invernali, che però negli ultimi anni sono state scarse. A peggiorare la situazione, nella regione esistono pozzi illegali che attingono alle falde acquifere per irrigare coltivazioni che necessitano di molta acqua come asparagi e mandorle (El Pais; Sur).

Avvistamenti insoliti. Continuano gli avvistamenti insoliti nel mar Mediterraneo: questa volta, non si tratta di una foca monaca o di una megattera, bensì di uno squalo lungo tre metri (video del Corriere Fiorentino), probabilmente uno squalo bianco o uno squalo mako, al largo di Livorno. Pochi giorni dopo, un mako è stato visto anche al largo di Zante, in Grecia. Spesso ce ne dimentichiamo, ma gli squali di grossa taglia come lo squalo bianco e il mako hanno sempre abitato nel mar Mediterraneo. La loro presenza, costante sebbene discreta, nel tempo ha generato innumerevoli leggende di mostri marini, e pare che lo stretto di Messina sia un’importante zona di riproduzione per questi abitanti del nostro mare. Ma tra noi e gli squali chi ha la peggio sono di solito loro: in tutto il mondo, 100 milioni vengono uccisi ogni anno contro quattro esseri umani che mediamente perdono la vita attaccati dagli squali (National Geographic).

E sempre a proposito di avvistamenti, vi ricordate la megattera che diede spettacolo a maggio al largo delle coste liguri di ponente? Ha fatto ritorno nell'oceano Atlantico (Il Secolo XIX).

Infine, almeno due esemplari di pesci scorpione sono stati segnalati a fine giugno in Calabria: uno in località Le Castella, in provincia di Crotone, un altro lungo le coste di Marina di Gioiosa Ionica, Reggio Calabria (UnictMagazine).

La locandina della campagna 'Attenti a quei quattro' promossa dall'Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale (Ispra), insieme al Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e al progetto AlienFish. I ricercatori invitano chiunque abbia osservato o catturato uno di questi pesci in acque italiane a inviare eventuali foto/video via WhatsApp al numero dedicato +320 4365210 o attraverso il gruppo Facebook Oddfish - utilizzando l'hashtag: #Attenti4.

Della proliferazione del pesce scorpione, specie invasiva proveniente dall’Indo-Pacifico, ne abbiamo parlato poche settimane fa nella nostra Lapilli+, la versione premium di Lapilli con contenuti originali prodotti dalla redazione di Magma. Nel primo numero, la nostra Guia Baggi ha intervistato Jason Hall-Spencer, professore di biologia marina all'Università di Plymouth, Regno Unito, che si occupa da tempo dell’impatto del pesce scorpione sulla pesca e sugli ecosistemi del Mediterraneo.

“È un pesce incredibile, bellissimo. Ma il problema è che non appartiene al Mediterraneo. Dovrebbe stare nel mar Rosso e nel bacino dell'oceano Pacifico”, ha detto Hall-Spencer. “Circa 20 anni fa, o forse più, ha iniziato a invadere i Caraibi perché delle persone hanno liberato dagli acquari alcuni esemplari al largo della Florida. In quella zona sono conosciuti per essere una delle specie invasive più dannose dal punto di vista ecologico mai registrate”, ha raccontato. “Ora, non siamo in grado di sapere cosa stia accadendo nel Mediterraneo dal punto di vista ecologico, se non che questi pesci stanno mangiando quei piccoli pesci che normalmente sarebbero cibo per le specie commerciali locali - ha poi spiegato -. Quindi la preoccupazione è, ed è una preoccupazione reale, che l'espansione della popolazione di pesci scorpione stia causando un immenso danno ambientale alla pesca della regione”.

Per leggere l’intervista completa, iscriviti a Lapilli+.

Coralli profondi resistenti alle ondate di calore. Dopo un susseguirsi di ondate di calore che hanno interessato il Mediterraneo occidentale, nel 2022 alcuni ricercatori, in collaborazione con Unesco e la fondazione francese 1 Ocean, hanno iniziato a studiare come i coralli reagiscono a questi improvvisi e prolungati aumenti di temperatura dell’acqua. In particolare, si sono concentrati sulla gorgonia, un corallo che crea un ambiente tridimensionale, popolato da molte altre specie. I ricercatori hanno scoperto che, se i coralli che si trovano a profondità medio-basse, tra 0 e 30 metri, risentono delle ondate di calore e spesso muoiono, quelli a profondità oltre 50 metri sembrano non risentirne affatto, almeno per il momento. Ora si sta cercando di capire se i coralli che vivono più in profondità siano geneticamente diversi da quelli che si trovano più vicini alla superficie e possano eventualmente aiutare a ripopolare i fondali meno profondi (Mongabay).

Il turismo che cambia. Il cambiamento climatico in atto sta stravolgendo il clima mediterraneo che ogni anno attrae milioni di turisti sulle coste del nostro mare. La regione è tra le più gettonate al mondo, soprattutto in estate, con circa 300 milioni di visitatori, che, secondo alcune stime, potrebbero arrivare a 500 milioni nel 2030, l’equivalente dell’attuale popolazione che abita queste zone. Per alcuni paesi del bacino, il turismo rappresenta una grossa percentuale del Pil: in Spagna il 12 per cento, in Grecia addirittura il 25 per cento. Ma ondate di calore, precipitazioni estreme, lunghi periodi di siccità, incendi ed erosione delle coste stanno cambiando le idilliache estati mediterranee. Così il turismo cerca di adattarsi. Innanzitutto c’è chi già preferisce altre “stagioni”, evitando i mesi più caldi di luglio e agosto. La domanda aumenta anche per località meno conosciute, nell’entroterra o a latitudini più fresche; i resort cercano di rendere i propri ambienti esterni più vivibili, soprattutto piantando alberi; e in alcuni casi, come in Grecia, ci sono nuove autorità preposte ad affrontare l’emergenza caldo. Purtroppo quasi ovunque aumenta anche l’uso dell’aria condizionata, nonostante il suo impatto negativo su ambiente e salute (The Guardian).

Un altro sguardo sul Mediterraneo. Di solito non segnaliamo libri o pubblicazioni non a sfondo ambientale o scientifico, ma stavolta facciamo un'eccezione. È uscito un numero di The Passenger incentrato sul Mediterraneo. Per chi non lo conoscesse, The Passenger è una collana di guide pubblicata da Iperborea. Alcuni numeri sono dedicati a singole città, altri a paesi o ambienti specifici come lo spazio o gli oceani. Ogni numero raccoglie dati, infografiche e articoli scritti ed elaborati da autori che conoscono bene il tema trattato. Il risultato è spesso un racconto inusuale, poetico e inaspettato rispetto a una normale guida turistica. Il numero sul Mediterraneo spazia dallo sviluppo urbanistico galoppante di Tangeri, in Marocco, al racconto di un migrante sopravvissuto a un naufragio nel tentativo di raggiungere l’Italia dalla Libia, al culto della dieta mediterranea che è più un'invenzione degli Anni 50 che un'antica tradizione. Per noi che del focus sul mar Mediterraneo abbiamo fatto il nostro tratto distintivo, l'uscita di questo numero ci conferma l’interesse che molti hanno verso questa regione, così variegata e ricca di storia, ma che in un mondo globalizzato fatto di grande potenze, rischia di restare marginale (The Passenger).

Finalisti! Assieme a quella del Los Angeles Times, Boiling Point, Down to Earth del Guardian, e Political Climate del Narwhal, Lapilli è tra le newsletter finaliste per i Covering Climate Now Journalism Awards!

Il premio viene assegnato da Covering Climate Now (Ccn), un ente nato da una partnership tra la Columbia Journalism Review e The Nation, in associazione con Il Guardian. Ccn si occupa di creare una rete tra i media di tutto il mondo con lo scopo di promuovere giornalismo di qualità sul cambiamento climatico. Per noi è stata una sorpresa e un onore essere in finale con redazioni tanto autorevoli e nomi tanto noti del giornalismo, e siamo contenti di ricevere un riconoscimento per il lavoro che facciamo ogni mese con passione. Queste le parole della giuria:

“Offrendo una raccolta di notizie, servizi e podcast sui cambiamenti climatici nella regione del Mediterraneo, Lapilli eccelle nell’invitare il lettore a informarsi sulle vicende legate al cambiamento climatico. In ogni edizione mensile, il giornalista Guglielmo Mattioli cattura rapidamente l'attenzione dei lettori e procede ad analizzare le complesse intersezioni tra clima e altre questioni sociali e ambientali. Gli argomenti trattati vanno dalle ondate di caldo record in Europa, siccità nel Nord Africa e drammatiche inondazioni in Italia, Turchia e Balcani - ma c’è spazio anche per l'ottimismo, con edizioni che esaminano l'agricoltura resiliente e le strategie per raffreddare le città. I giudici hanno apprezzato in particolare il tocco personale che Mattioli apporta a questa newsletter, che ne rendono il contenuto ancora più accessibile. Una grafica forte e accattivante suggella il tutto".

I vincitori verranno annunciati a settembre!

P.S.: Se hai commenti, domande o vorresti suggerirci dei temi da trattare, rispondi a questa email.

GUGLIELMO MATTIOLI
Producer multimediale, ha contribuito a progetti innovativi usando realtà virtuale, fotogrammetria e live video per il New York Times. In una vita passata faceva l’architetto e molte delle storie che produce oggi riguardano l’ambiente costruito e il design. Ha collaborato con testate come The New York Times, The Guardian e National Geographic. Vive e lavora a New York da quasi 10 anni.