Lapilli+ esordisce a doppio tema e a doppia firma. A un mese dall’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna, Guglielmo ripercorre lo scambio avuto con il presidente dell’Ordine regionale dei geologi, Paride Antolini. Mentre, a qualche settimana da una pubblicazione scientifica che conferma il primo avvistamento del pesce scorpione (Pterois miles) nel mare di Alborán in Spagna, alle porte di Gibilterra, Guia ha parlato con il professore di Biologia marina all'Università di Plymouth, Jason Hall-Spencer, delle opzioni sul tavolo per fronteggiare la velocità con cui questa specie esotica nativa dell’Indo-Pacifico si sta diffondendo nel mar Mediterraneo. Nelle prossime settimane, sempre su questo argomento, sul sito di Magma, troverai una serie dedicata ai nuovi abitanti del nostro mare (per riceverla attiva "Magma" tra le preferenze email disponibili nel tuo account; ricordati di selezionare "IT" se vuoi ricevere la versione italiana o "EN" per quella inglese).

Cosa fare con il pesce scorpione. Ho incontrato Jason Hall-Spencer a Elafonisos, una piccola isola a sud del Peloponneso, in Grecia. Hall-Spencer era stato invitato all’Elafonisos Eco Week a presentare la guida sulla gestione del pesce scorpione nel Mediterraneo che ha scritto insieme a Periklis Kleitou, sulla base delle attività di ricerca che i due hanno svolto a Cipro nell’ambito del progetto RelionMed. Io ero lì dietro suggerimento di un lettore di Lapilli, nonché fondatore dell’associazione Elafonisos Eco, Enrico Toja, che ringrazio, suggerimento arrivato dopo una newsletter partita per sbaglio che parlava proprio del pesce scorpione a Cipro. Felix error, secondo mia zia, l’avrebbe chiamato mio nonno.

Due esemplari di Pterois miles a bordo di un peschereccio, Elafonisos (Guia Baggi).

Nelle acque che circondano quest’isola di circa 18 chilometri quadrati, il pesce scorpione è comparso almeno cinque anni fa. Matteo Cavessi, che vive principalmente tra Rimini e quest’angolo di Grecia, è stato tra i primi a notarlo. L’anno successivo erano quattro o cinque; ora sono ovunque, racconta. Mangiano i piccoli di altre specie. Lui li cattura facendo pesca subacquea. Restano tra le maglie delle reti dei pescatori in quantità: è sufficiente passeggiare di mattina lungo il porticciolo, per vederli a bordo di alcuni pescherecci. Sono pesci dai colori accesi, circondati da spunzoni, ricordano vagamente gli scorfani. Nei giorni dell’Elafonisos Eco Week, Cavessi li ha preparati in carpaccio e usati per fare una zuppa, instillando la curiosità nei visitatori e nella gente del posto, con la speranza di vederli presto proporre nei ristoranti dell'isola e non solo.

Quello che Cavessi fa è in linea con quanto suggerito nella guida messa a punto da Kleitou e Hall-Spencer per ridurre gli impatti negativi di questa specie relativamente nuova per le acque del Mediterraneo. Ma i pesci scorpione non sono l’unica specie esotica che si sta espandendo nel nostro mare. In acqua, intorno alle imbarcazioni dei pescatori, galleggiano pesci coniglio, i “tedeschi” li chiamano da queste parti, e diversi esemplari di pesce palla maculato di piccole dimensioni. “Quelli sono i peggiori”, dicono i pescatori. “Non li mangiano neanche i gabbiani”. Sono tossici, e con i denti creano problemi alle reti e rovinano il pescato. Tutti questi pesci, originari dell'oceano Indo-Pacifico, hanno attraversato il canale di Suez e si sono fatti strada nel Mediterraneo, complice il riscaldamento delle acque. (Se vuoi ricevere i nostri articoli via email ricordati di loggarti al sito con il tuo account, cliccare su "Email", "Manage" e selezionare "Magma IT" o "Magma EN" tra le preferenze email).

JASON HALL-SPENCER: Professore di Biologia marina all'Università di Plymouth, nel Regno Unito, in qualità di ricercatore indaga da tempo le principali fonti di stress che impattano la vita marina e la salute degli oceani, dalla pesca alle invasioni biologiche, all’acidificazione.

Può descrivere questa creatura, il pesce scorpione?
Fa parte della famiglia degli Scorpaenidae, un gruppo di pesci ben protetti da spine. E questo pesce ha spine velenose, può provocare una puntura molto dolorosa. Ho sentito dire che è 20 volte più forte di una puntura d'ape. È un pesce incredibile, bellissimo. Ma il problema è che non appartiene al Mediterraneo. Dovrebbe stare nel mar Rosso e nel bacino dell'oceano Pacifico. Circa 20 anni fa, o forse più, ha iniziato a invadere i Caraibi perché delle persone hanno liberato dagli acquari alcuni esemplari al largo della Florida. In quella zona sono conosciuti per essere una delle specie invasive più dannose dal punto di vista ecologico mai registrate. Mangiano infatti quei pesci che altrimenti si nutrirebbero di alghe. Le barriere coralline dei Caraibi e della Florida sono già in cattive condizioni a causa del riscaldamento globale e dell'inquinamento. Ma ora, come se non bastasse, i pesci che normalmente mangerebbero le alghe non ci sono più. Le alghe stanno quindi iniziando a distruggere le barriere coralline. Ora, non siamo in grado di sapere cosa stia accadendo nel Mediterraneo dal punto di vista ecologico, se non che questi pesci stanno mangiando quei piccoli pesci che normalmente sarebbero cibo per le specie commerciali locali. Quindi la preoccupazione è - ed è una preoccupazione reale - che l'espansione della popolazione di pesci scorpione stia causando un immenso danno ambientale alla pesca della regione. L'ho visto personalmente a Cipro, e le persone con cui abbiamo parlato in questi giorni stanno vedendo lo stesso in Grecia.

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