In questo numero di Lapilli affrontiamo il persistente caldo che ha afflitto il Mediterraneo fino a non molto tempo fa ed esaminiamo gli incendi che hanno colpito diversi paesi, tra cui Siria, Spagna e Grecia. Parliamo inoltre delle alluvioni che hanno interessato la Slovenia e parti del nord Italia, causando danni a infrastrutture e perdite umane. Nel frattempo, offriamo un'anteprima di Magma, segnalandoti articoli scritti da alcuni di noi riguardanti l’inquinamento causato da minuscoli granuli di plastica delle dimensioni di una lenticchia e il traffico illegale di rifiuti difficilmente riciclabili verso paesi con tariffe più competitive e standard ambientali più bassi. Infine, esaminiamo la proliferazione dei granchi blu nel Mediterraneo e gli impatti degli incendi sulla flora mediterranea. Come sempre, buona lettura!

La morsa del caldo. Una nuova ondata di calore innescata dalla rimonta dell’anticiclone africano ha colpito il continente europeo, portando un sensibile aumento delle temperature in tutta la regione mediterranea, soprattutto Francia e Italia. L’ondata ha seguito di qualche settimana una precedente con picchi massimi intorno ai 50 gradi in Turchia, Spagna e Marocco. Nel paese nordafricano, una violenta tempesta di sabbia sahariana con raffiche di vento fino a 80 chilometri orari ha oscurato il cielo di Marrakech, causando un morto e danni significativi. Nelle ultime settimane invece il caldo si è fatto sentire anche a quote elevate, con lo zero termico che ha raggiunto i 5.328 metri. A Punta Penia, la cima più alta della Marmolada (3.343 metri), il termometro ha raggiunto i 14,3 gradi, la temperatura più alta degli ultimi 10 anni – le temperature non erano così elevate nemmeno il 3 luglio dell’anno scorso, quando l’improvviso collasso di un gigantesco seracco del ghiacciaio della Marmolada costò la vita a 11 persone – mentre alla Capanna Margherita, a 4.500 metri sul Monte Rosa, si è toccata una massima di 9,2 gradi. Ricordiamo che con i cambiamenti climatici gli scienziati si aspettano un'intensificazione delle ondate di calore estive nell'area mediterranea.

Fiamme che divampano. Le temperature in aumento hanno contribuito a dare vita a una vera e propria emergenza incendi in Grecia, dove da giorni si lotta contro le fiamme in diverse parti del paese. La situazione è particolarmente drammatica nella regione nord orientale della Tracia, dove un rogo scoppiato nei pressi della città di Alexandroupolis continua a divampare incontrollato, favorito dai forti venti. Secondo Copernicus, il servizio climatico e meteorologico dell'Unione europea, l'incendio risulta essere tra i più vasti mai registrati nel continente. Il bilancio provvisorio è di oltre 20 vittime.

L'incendio che interessa da giorni la Grecia visto dal satellite dell'Unione europea Copernicus Sentinel-2 al 28 agosto: si stima siano andati a fuoco oltre 80mila ettari.

Le fiamme sono divampate anche lungo la costa nord occidentale della Siria, un’area dove il governo del presidente Bashar al-Assad gode di ampio consenso. I roghi hanno aggravato una situazione umanitaria già grave, riporta il Washington Post. La regione, ancora sotto shock per due enormi terremoti avvenuti a febbraio e una grave crisi economica, rimane divisa tra fazioni rivali ed è isolata dal mondo esterno. I vigili del fuoco da entrambi i lati del conflitto stanno cercando di affrontare un nemico comune, ma sono ostacolati dalla mancanza di sostegno da parte del governo e della comunità internazionale. Forti venti, la siccità del suolo e le temperature elevate hanno favorito la diffusione di un rogo boschivo anche a Tenerife, la maggiore delle isole dell’arcipelago delle Canarie. L’incendio, il più grande in Spagna dall'inizio dell'anno, non ha causato vittime ma ha distrutto migliaia ettari di terreno e costretto all’evacuazione oltre 26mila persone.

Piogge intense. Mentre alcune regioni sono state colpite da ondate di calore e incendi, altre sono state investite da intense precipitazioni che hanno provocato vaste alluvioni. A inizio agosto, in Slovenia è caduto l'equivalente di un mese di pioggia in sole 24 ore. Le precipitazioni hanno causato almeno quattro vittime e i danni provocati sono stimati in oltre 500 milioni di euro. Il primo ministro sloveno Robert Golob ha dichiarato che questo è il peggior disastro naturale della storia del paese e che gli sforzi per consentire il ritorno alla normalità saranno lunghi. Le forti piogge hanno interessato anche la vicina Austria, con migliaia di persone costrette a evacuare e danni significativi, e la cittadina piemontese di Bardonecchia, dove un improvviso nubifragio ha causato l'esondazione del torrente Merdovine all'interno del centro urbano, richiedendo un massiccio intervento delle forze dell'ordine e dei soccorritori. A fine agosto, inoltre, precipitazioni intense, favorite dall’arrivo del ciclone Poppea, hanno interessato anche altre aree del nord Italia, in particolare la Lombardia, la Liguria e il Friuli Venezia Giulia. Su perturbazioni e incendi consigliamo un articolo di Ferdinando Cotugno sul Domani (se non sei abbonato, controlla se disponibile nella mediateca digitale della tua biblioteca regionale).

Ospite indesiderato. Recentemente si è parlato molto dei granchi blu, una specie invasiva di crostacei nativa delle coste occidentali dell'Atlantico e del Golfo del Messico che sta diffondendosi sempre più rapidamente nel Mediterraneo a causa dell'incremento delle temperature (per approfondire, rimandiamo all’articolo scritto dalla magmatica Guia Baggi per Internazionale). Negli ultimi tempi si è verificato un notevole aumento della loro presenza in varie zone, tra cui la laguna di Orbetello in Toscana, la riserva dello Stagnone in Sicilia, nel Polesine in Veneto, e nella Sacca di Goro in Emilia Romagna, con effetti significativi sulle economie locali. Proprio queste due regioni, situate tra il delta del Po e l'Adriatico, ospitano quasi un terzo della produzione nazionale di vongole veraci e sono centri importanti per l'allevamento di cozze e ostriche, tutte specie che costituiscono una prelibatezza per il granchio blu. Per contenere la crescente diffusione di questa specie non indigena e allo stesso tempo esplorare l'idea di sfruttare la sua presenza a proprio vantaggio, il ministero dell'Agricoltura ha varato un provvedimento straordinario che consentirà alle aziende del settore e ai pescatori di catturare il crostaceo per un periodo di tre mesi all'interno di un raggio di 0,3 miglia dalla costa e nelle vicinanze delle foci dei fiumi. Nel frattempo, un primo carico di oltre 15 tonnellate di granchio blu pescato nel delta del Po (a cui ha fatto seguito un secondo) è partito alla volta degli Stati Uniti, dove è molto apprezzato.

Un mare di plastica. Da qualche anno a questa parte, sono sempre più tangibili le prove della diffusione e pervasività delle microplastiche su scala globale. Tra le varie tipologie di particelle che contribuiscono a generare questa forma di inquinamento, vi sono minuscoli granuli delle dimensioni di una lenticchia. Comunemente noti come pellet o nurdle, vengono prodotti all'interno degli impianti petrolchimici attraverso la raffinazione dei più comuni idrocarburi quali il petrolio e il gas naturale, e costituiscono la materia prima da cui si creano oggetti di plastica di uso quotidiano, come imballaggi, componenti per l'industria automobilistica, l'edilizia e l'elettronica. La loro dispersione in natura può essere riconducibile a incidenti oppure a perdite nella filiera logistica-produttiva. Si stima che, solo nel continente europeo, circa 167mila tonnellate di questi granuli si disperdano nell’ambiente ogni anno. Come tutte le microplastiche, anche queste entrano facilmente nella catena alimentare degli organismi marini, accumulandosi negli animali che si trovano al vertice, come i predatori, tonni e pesce spada per esempio. I pellet possono inoltre assorbire dall’acqua contaminanti potenzialmente nocivi per la salute umana tra cui pesticidi, ftalati, policlorobifenili e bisfenolo. Qualche mese fa, insieme al magmatico Davide Mancini, ho visitato la città di Tarragona, in Catalogna, sede del più grande polo petrolchimico del Mediterraneo, per approfondire la questione. Il reportage è stato pubblicato dal bimestrale spagnolo La Marea.

Rifiuti senza confini. Nonostante le percentuali di riciclo dei paesi europei siano in aumento, non è raro che plastica non facilmente riciclabile e altri rifiuti finiscano all'estero. Fino al 2018, la principale meta della plastica di bassa qualità era la Cina. Ma da quando il paese asiatico ha deciso di vietare l'importazione di diversi tipi di rifiuti, il settore a livello globale ha dovuto riorganizzarsi. Nel giro di pochi anni sono emerse nuove destinazioni, tra cui la Turchia e il Nord Africa. In un articolo per Mongabay, le magmatiche Guia Baggi e Virginia Kirst, insieme a Rahma Behi e Laura Carrer, raccontano come attraverso etichettature errate, documentazione falsa, corruzione e sfruttando le larghe maglie dei controlli, i rifiuti vengono trafficati illegalmente verso paesi con tariffe più competitive e standard ambientali più bassi. Spesso, infatti, le autorità si accorgono che una spedizione è illecita solo quando arriva a destinazione, aprendo un processo di rimpatrio oneroso e a volte interminabile.

Acque torbide. Lignano Sabbiadoro è una delle località balneari più famose dell'Adriatico settentrionale. Durante la stagione estiva, questo piccolo comune di circa 8mila abitanti situato in Friuli Venezia Giulia, al confine col Veneto, arriva infatti a ospitare circa 5 milioni di persone, attratte dalle sue spiagge attrezzate e dalla qualità delle acque, riconosciuta negli anni con ben 34 "Bandiere blu" consecutive. La bandiera blu è un riconoscimento conferito ogni anno dalla Fondazione per l’educazione ambientale alle località balneari che dimostrano eccellenti standard ambientali e servizi di alta qualità durante la stagione turistica e svolge un ruolo innegabile nell'incrementare l'attrattiva turistica di una località. Di recente, la reputazione di Lignano ha rischiato di essere minata a causa di una controversia riguardante l'impianto di depurazione delle acque reflue che serve la città, che secondo alcuni sarebbe sottodimensionato e non in grado di trattare a dovere la quantità di reflui che affluiscono durante i mesi estivi, quando Lignano può arrivare ad accogliere anche 250mila persone nello stesso giorno. Il caso, esaminato in modo approfondito in un lungo articolo pubblicato su Radar Magazine, rappresenta un esempio significativo delle difficoltà operative in un contesto in cui, come in molte altre località in tutta la penisola, si verifica un considerevole mutamento stagionale delle presenze. Al turismo e ai viaggi sostenibili abbiamo dedicato l’ultimo numero di Lapilli+ (passa a Lapilli Premium per leggere la versione integrale!).

Paesaggio in divenire. Un articolo pubblicato su Bbc Future Planet esamina come gli incendi boschivi stiano contribuendo a ridisegnare il volto del paesaggio mediterraneo. Nella regione, gli incendi boschivi sono parte naturale del ciclo della vita, tanto che molte specie autoctone presentano spiccate caratteristiche che agevolano la loro sopravvivenza a questi eventi. Per esempio, alcune piante sviluppano uno strato di corteccia così spesso e resistente da rendere il tronco quasi ignifugo. Altre sono in grado di auto-potarsi eliminando le parti secche o danneggiate dalle fiamme e possiedono semi resistenti al calore che restano nel terreno in attesa di germogliare. Ma ora che i roghi stanno diventando più frequenti e intensi a causa degli effetti del cambiamento climatico, alcune di esse potrebbero non essere in grado di sopravvivere. Un numero crescente di scienziati ritiene infatti che l'aumento della frequenza, intensità e portata degli incendi stia superando la capacità di molte specie – anche quelle che si sono adattate al fuoco – di rigenerarsi. È per questo motivo, afferma l’articolo, che in un futuro non troppo distante potremmo trovarci di fronte a uno scenario differente, fatto di diverse specie vegetali che potrebbero prevalere nell'ecosistema post-incendio.

Un anno infernale. Secondo un rapporto di Legambiente che analizza i dati satellitari raccolti da Effis, il sistema europeo di monitoraggio degli incendi boschivi, il 2022 è stato un anno particolarmente grave in Europa, con 2.709 incendi – una cifra che rappresenta più del triplo della media degli ultimi 17 anni. In Italia, gli incendi hanno causato danni per oltre un miliardo di euro e hanno costretto migliaia di persone a lasciare le loro case. Tali incendi hanno rilasciato nell'atmosfera anidride carbonica equivalente a quella emessa da 10 milioni di auto. Non solo: le combustioni dovute ai roghi hanno sprigionato nell'atmosfera vaste quantità di sostanze tossiche – tra questi i più pericolosi sono gli idrocarburi policiclici aromatici, le diossine e i policlorobifenili. Per alcuni di questi composti la tossicità è riconosciuta sia dalla comunità scientifica sia da diversi studi che dimostrano come la concentrazione dei composti chimici liberati in atmosfera rappresenti un pericolo dal punto di vista ambientale e sanitario.

La foresta del futuro. Le foreste con una singola specie di alberi sono particolarmente sensibili al cambiamento climatico. Il progetto Reinfforce studia l'adattabilità di questi ecosistemi alle nuove condizioni. L’iniziativa, che riunisce il know-how di numerose organizzazioni forestali e istituti di ricerca in diverse parti d'Europa, ha come obiettivo la creazione di una rete unica nel suo genere composta al momento da 38 arboreti localizzati per lo più lungo il versante atlantico del continente, ma anche in quella che viene considerata la regione biogeografica mediterranea. I risultati offriranno informazioni cruciali per assicurare la sostenibilità a lungo termine delle foreste atlantiche e non solo (Internazionale).

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MARCELLO ROSSI
Giornalista freelance, scrive di ambiente con un’attenzione particolare alla crisi climatica e le sue innumerevoli sfaccettature economiche, politiche e culturali. I suoi scritti, che spaziano da profili di attivisti e scienziati ad approfondimenti sulle soluzioni adottate a livello globale, sono apparsi su testate quali National Geographic, The Economist, The Guardian, Bbc, Al Jazeera e altri. Quando non scrive, fa tante altre cose.