Secondo i dati di Copernicus, il programma di osservazione della Terra dell’Unione europea, marzo 2024 è stato il più caldo a livello globale rispetto a qualsiasi altro marzo di cui si hanno dati. E così lo sono stati i nove mesi che l’hanno preceduto. Ma ad avere la febbre non è solo l’aria che ci circonda. Anche le temperature superficiali dei nostri mari stanno seguendo una traiettoria molto diversa da quella finora osservata. Il mese scorso la temperatura media globale della superficie dell’oceano ha raggiunto i 21,07 gradi Celsius, superando ogni record mai registrato. Secondo l'Amministrazione oceanica e dell’atmosfera statunitense (Noaa), per gli oceani si è trattato del dodicesimo mese record consecutivo. Ne abbiamo parlato con Carlo Buontempo, direttore del Servizio per il cambiamento climatico di Copernicus (C3s), che ci ha raccontato come da maggio dello scorso anno i valori medi riscontrati nella zona degli oceani che viene monitorata, quella non coperta dai ghiacci per intenderci (da 60 gradi nord, all’altezza di Oslo, a 60 gradi sud, dove inizia l’oceano Antartico), hanno mostrato un andamento che ha destato interesse e, in un certo senso, stupore tra chi da anni si occupa di questi temi.

In questo grafico si può vedere l’andamento della temperatura superficiale dell’oceano globale nel corso dell’anno. La linea tratteggiata mostra i valori di riferimento calcolati facendo una media del periodo 1991-2020. La linea arancione indica invece i dati registrati nel corso del 2023; quella rossa, i primi mesi del 2024 (Climate pulse, Unione europea).

“In questa regione la temperatura degli oceani tipicamente raggiunge un massimo intorno a fine marzo e poi scende nel corso dell'anno”, ha spiegato Buontempo. “Tipicamente ha un minimo assoluto intorno alla fine dell'anno, verso novembre”. 

Lo scorso anno, invece, come evidente dal grafico, dopo un primo picco a marzo, la temperatura media superficiale dell’oceano ha avuto un picco assoluto ad agosto, oltre a continue anomalie rispetto al ciclo annuale che vanno avanti tuttora. La più alta (0.73 gradi Celsius, secondo i dati del C3s) è stata registrata a gennaio 2024.

“La situazione è molto poco usuale rispetto alla nostra vita su questo pianeta come specie”, ha commentato Buontempo, riferendosi non solo agli oceani, ma anche alla temperatura dell'aria.

A giugno dell’anno scorso, la Noaa ha annunciato l’arrivo del Niño, una variazione ciclica della temperatura superficiale dell'oceano Pacifico tropicale. La variazione vede l’alternarsi della fase calda del Niño con la fase fredda della Niña, fasi che costituiscono il motore principale delle variazioni interannuali della temperatura. Dai dati storici emerge che solitamente, durante la fase calda, la temperatura globale ha un picco nei mesi che seguono quello del Niño, che avviene intorno a Natale. Che dunque picchi o anomalie si verifichino in concomitanza con questa fase non è così sorprendente.

“La cosa che sorprende di più - ha detto Buontempo - è il fatto che sulla temperatura degli oceani non contribuisce soltanto il Pacifico, come sarebbe il caso se fosse solo El Niño, ma contribuiscono tutti gli oceani. In particolare contribuisce il Nord Atlantico, che non ha una relazione diretta con quanto succede nel Pacifico”.

E anomalie nelle temperature superficiali si registrano anche nel Mediterraneo, un mare che solitamente risente poco delle variazioni del Niño.

Se quindi El Niño da solo non sembra spiegare quanto sta succedendo ai nostri mari, altri fattori potrebbero giocare un ruolo. Tra quelli di cui maggiormente si sente parlare ci sono: gli effetti dell’eruzione del vulcano sottomarino Hunga Tonga, avvenuta nell'oceano Pacifico nel 2022; quelli delle limitazioni in vigore dal 2020 sull'uso dello zolfo nei carburanti per il trasporto marittimo; l’approssimarsi di un picco nel ciclo undecennale nell’energia che ci arriva dal sole; non ultimo, il riscaldamento globale. Seppur ci sia ancora molto da capire, secondo Buontempo, infatti, gli effetti delle emissioni di gas serra nell’atmosfera restano probabilmente il fattore più importante, soprattutto per quel che riguarda il Mediterraneo.

“Abbiamo riscaldato il sistema climatico. Abbiamo riscaldato gli oceani. Abbiamo riscaldato l'atmosfera. Abbiamo perso ghiaccio polare. Abbiamo perso massa di ghiaccio e neve sulle Alpi, sui Pirenei, su tutte le catene montuose, sul plateau tibetano e così via. Il clima sta andando in una direzione diversa”, ha sottolineato. “Per cui il fatto che vediamo questo Mediterraneo più caldo è completamente in linea con quanto ci aspettiamo per effetto del fatto che l'intero sistema climatico è in una situazione diversa dalla situazione in cui era quando siamo nati o quando sono nati i nostri genitori”.

Di seguito l’intervista completa per i nostri iscritti premium.

CARLO BUONTEMPO: Fisico di formazione e direttore dal 2019 del Servizio per il cambiamento climatico di Copernicus (C3s), iniziativa coordinata dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (Ecmwf). Precedentemente si è occupato di clima e adattamento per il Met Office, nel Regno Unito, dove ha lavorato con proiezioni climatiche, previsioni e modelli nel contesto del cambiamento climatico globale. È tra gli scienziati che hanno contribuito al volume dedicato alla fisica del clima dell’ultimo rapporto di valutazione del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici.

L'intervista è stata accorciata e leggermente modificata per facilitarne la lettura.

Sembra che gli oceani abbiano la febbre. Cosa sta succedendo ai nostri mari?

L'anno scorso abbiamo visto tre cose che sono abbastanza interessanti dal punto di vista delle temperature degli oceani. La prima è stata l'ondata di calore marina che ha caratterizzato l'Atlantico orientale. La fascia oceanica che va più o meno dal mare d'Irlanda fino alla Mauritania è stata infatti colpita nel mese di giugno da un'ondata di calore che in alcuni casi ha raggiunto valori estremi, con più di 5 gradi di anomalia. Ovviamente il 2023 è stato un anno del Niño. Però quello che è successo nell'Atlantico in quel momento a giugno, e poi nel resto dell'anno, non si può mettere direttamente in relazione col Niño: è un qualcosa che si aggiunge al Niño. Il secondo aspetto interessante di quello che è successo l'anno scorso ha invece a che fare con il picco della temperatura globale dell’oceano. L'anno scorso la temperatura ha raggiunto il picco come di consueto a marzo. Ha iniziato a scendere ad aprile e anche a maggio, salvo tornare a salire. Ha poi raggiunto un picco assoluto ad agosto, e questo è abbastanza inusuale. L'altro aspetto è il fatto che dalla fine dell'anno a ora la situazione non è cambiata: siamo ancora su valori estremi. Per cui viaggiamo ancora su un livello di temperature inusuale ed estremo rispetto al contesto storico.

Questo grafico mette in evidenza le anomalie registrate nel 2023 e in questi primi mesi del 2024 rispetto ai valori di riferimento delle temperature superficiali dell'oceano globale nel corso dell'anno. L'anomalia più alta è stata registrata a gennaio di quest'anno (Climate pulse, Unione europea).

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