Dal Porto Rico con amore! In questo numero di Lapilli segnaliamo, tra le altre cose: la sempre più effimera durata della neve sulle Alpi; biologi che studiano come i funghi e la loro rete di filamenti sotterranei si adattino al cambiamento climatico; la ricerca di terre rare anche in Italia, e molto altro. Buona lettura! Nel caso volessi seguirci anche sui social, questi sono i nostri profili Twitter e Instagram.

Quel che resta della neve. Un reportage del New York Times racconta come alcuni paesi svizzeri, la cui identità è fortemente collegata alla presenza della neve, stanno cercando di reinventarsi, dal momento che si trovano ad affrontare sempre più di frequente annate in cui di neve ce n’è poca. Sul tema, il Guardian ha pubblicato un photo essay in cui mette a confronto la copertura nevosa di alcune località delle Alpi e dei Pirenei all'inizio dell’inverno del 2022 e 2023. Secondo un recente studio, la durata del manto nevoso sulle Alpi si è accorciata di oltre un mese rispetto alla media degli ultimi 600 anni. L'articolo, a firma di ricercatori dell'Università di Padova e dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche di Bologna, è stato pubblicato su Nature Climate Change. Per arrivare a queste conclusioni gli autori hanno analizzato il ginepro, un arbusto longevo comune ad alta quota, i cui anelli di crescita sono influenzati dalla quantità di manto nevoso. L’assenza di neve sulle Alpi ha moltissime implicazioni sia economiche che ambientali: dalla chiusura degli impianti sciistici al mancato effetto riflettente dei raggi solari; per non parlare del mancato accumulo di acqua che potrebbe avere importanti ricadute nella stagione estiva e non solo.

La lunga siccità di Tunisia e Marocco. Sull’altra sponda del Mediterraneo il cambiamento climatico sta facendo sentire i suoi effetti sotto forma di periodi di siccità prolungati. In Tunisia, la siccità dura ormai da tre anni; i bacini di riserve sono praticamente vuoti e la coltivazione del grano è a rischio. Il governo si è trovato costretto ad aumentare il prezzo dell’acqua potabile per cercare di ridurre gli usi non essenziali, con conseguente aumento del prezzo di frutta e verdura. In Marocco, nella zona intorno a Tinghir, oasi secolari stanno perdendo la propria vegetazione. Il paese nordafricano sta pensando di fronteggiare la prolungata carenza di piogge in parte con la costruzione di nuovi impianti di desalinizzazione. Sulla gestione delle scarse risorse idriche in Marocco avevamo già segnalato questo articolo. Queste immagini, scattate a gennaio del 2017 e a gennaio del 2023 dai satelliti Sentinel-2 dell'osservatorio europeo Copernicus, mettono in evidenza la differenza di copertura vegetale nelle oasi intorno a Tinghir.

Gli effetti delle poche precipitazioni sulla vegetazione delle oasi secolari intorno a Tinghir, Marocco, rilevati dai satelliti di Copernicus (Unione europea, Copernicus Sentinel-2)

Terre rare made in Italy. La corsa alle terre rare, elementi chimici fondamentali per la produzione di batterie per auto elettriche e dispositivi elettronici in genere, sta spingendo molti paesi e aziende minerarie a cercare nuovi giacimenti. Si chiamano rare non perché siano difficili da trovare, ma perché raramente si trovano in concentrazioni tali da poter essere facilmente estratte. Vasti depositi di litio, cobalto e simili, si trovano solo in poche aree geografiche del mondo, pochissimi in Europa (una recente scoperta di un vasto giacimento in Svezia ha fatto notizia proprio per essere il più grande giacimento di terre rare mai trovato in Europa). Ma pare che anche in Italia, in misura minore, ci siano alcuni filoni di questi metalli. Come racconta il Post, nell'alto Lazio, a nord di Roma, si trovano vecchi pozzi geotermici dell'Enel aperti negli Anni 70 per produrre energia elettrica. Già allora ci si accorse che, a certe profondità, era presente il litio, ma non era stato ritenuto di grande valore. Oggi, vista la transizione ecologica e i forti investimenti nell’elettrico, si sta tornando a esplorare questi pozzi per iniziare un'eventuale attività di estrazione. In Piemonte, a est di Torino, sulle Alpi, si sta esplorando la presenza di cobalto. Va ricordato però che l'estrazione di terre rare può avere impatti ambientali e sociali anche devastanti. Questo editoriale, pubblicato su Domani già un anno fa, riassume molto bene i paradossi della transizione ecologica e i rischi legati a una smodata attività estrattiva.

Funghi resistenti. La scorsa estate un gruppo di ricercatori ha fatto delle escursioni sugli Appennini tosco-emiliani per studiare come le reti sotterranee formate dai funghi rispondono al clima che cambia. Qui la faccenda si complica. In sostanza i funghi sviluppano una serie di relazioni con le piante che li circondano attraverso una fitta rete di filamenti bianchi, la rete micorrizica appunto. Questa rete svolge molte funzioni, dalla tenuta dei terreni allo scambio dei nutrienti con le piante, e altre meno conosciute. I ricercatori hanno spiegato al giornalista Jonathan Moens, che ne ha scritto sul Guardian, di voler studiare come la rete reagisca sotto stress. A luglio, infatti, l’Italia del nord stava affrontando la peggiore siccità degli ultimi 70 anni. Gli scienziati hanno così colto l’occasione per cercare di identificare quei funghi che meglio resistono alla mancanza d’acqua: potrebbero essere impiegati per aiutare altre coltivazioni a sopravvivere a temperature sempre più elevate.

Farina di grilli a tavola. Questo mese si è molto parlato dell’immissione sul mercato della farina di grilli. L'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), con sede a Parma, ha definito sicura e dato l’ok alla commercializzazione di questo alimento da parte di una specifica azienda vietnamita, ma non è la prima autorizzazione in tal senso. In questo episodio di Radio 3 Scienza si parla di insetti e in particolare dei grilli domestici (Acheta domesticus) come di una possibile fonte di proteine sostenibile. Lo stesso tema è stato trattato anche in una puntata del podcast Ci vuole una scienza del Post. L’idea è comunque meno insolita e remota di quel che si pensi!

GUGLIELMO MATTIOLI
Producer multimediale, ha contribuito a progetti innovativi usando realtà virtuale, fotogrammetria e live video per il New York Times. In una vita passata faceva l’architetto e molte delle storie che produce oggi riguardano l’ambiente costruito e il design. Ha collaborato con testate come The New York Times, The Guardian e National Geographic. Vive e lavora a New York da quasi 10 anni.

Questo è tutto per questo mese. Grazie per aver letto fino a qui. Ci vediamo a marzo. Qui puoi farci sapere cosa pensi di Lapilli.

Se questa newsletter ti è stata inoltrata, per continuare a riceverla puoi iscriverti qui. Lapilli è gratuita e sempre lo sarà, ma nel caso volessi offrirci un caffè o sostenerci con una piccola donazione puoi farlo (anche con bonifico intestato ad Associazione Magma APS, Iban: IT34B0623002812000030639558), grazie!

Lapilli è la newsletter che raccoglie ogni mese notizie e approfondimenti su ambiente e Mediterraneo apparsi sui media e selezionati da Magma. Se non sai chi siamo, qui trovi il manifesto di Magma.

Share this post