- di Eliza Amouret
MARSIGLIA, Francia - Dalla finestra della sua camera, Chantal Rouet vede le loro sagome gigantesche, sente l'odore del fumo che emettono e il suono dei loro motori. La casa che ha acquistato a L'Estaque, un quartiere di Marsiglia che ricorda un piccolo villaggio della Provenza, si trova a circa 500 metri dal porto dove le navi da crociera attendono i passeggeri e vengono sottoposte a riparazioni, nel più grande cantiere navale del Mediterraneo. “Se l'avessi saputo, non sono sicura che avrei scelto questo posto per vivere”, dice Chantal, che ora sogna di trasferirsi in campagna.
Mentre era confinata nella sua casa durante la pandemia, ha iniziato a chiedersi se le navi da crociera attraccate avessero un impatto sulla sua salute. Per la prima volta, respirava i loro fumi ogni giorno, 24 ore su 24. “Durante il lockdown, diciassette navi da crociera erano attraccate a Marsiglia”, racconta. “Non c'era altro inquinamento. Il traffico automobilistico e aereo era ridotto”. Il mondo intero si è fermato, ma le navi da crociera hanno continuato a tenere accesi motori ausiliari e generatori per produrre elettricità a bordo. Non potendo navigare o accogliere passeggeri, gli equipaggi provenienti da fuori Marsiglia hanno dovuto trascorrere la quarantena a bordo.
Jean-Pierre Lapébie, che vive sulla collina di Mourepiane, a due passi da Chantal, ha una vista mozzafiato sul porto di Marsiglia, dove le navi entrano ed escono. “Abbiamo iniziato a notare che molti di noi nel quartiere presentavano problemi di salute”, racconta, elencando i disturbi respiratori e cardiovascolari che si sono manifestati tra i vicini. “Abbiamo pensato: ‘C'è un problema’”. Così mentre Rouet ha dato vita a Breathing Kills, Lapébie è presidente di Cap au Nord, due gruppi che si battono per i diritti dei residenti del quartiere nord di Marsiglia.

Con 2,4 milioni di passeggeri nel 2024, Marsiglia è il primo porto crocieristico francese. Secondo dati del 2017, riportati sul sito dell’organizzazione Cruise Marseille Provence, il settore impiega circa duemila persone localmente. Da aprile a novembre di ogni anno, queste imponenti navi vanno e vengono senza sosta, lasciando dietro di sé fumi nocivi che invadono i quartieri settentrionali e inquinano il mare. Questi fumi sono ricchi di ossido di zolfo, ossido di azoto e polveri sottili che, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), possono causare problemi respiratori e cardiovascolari.
“In generale, l'inquinamento atmosferico è pericoloso per la salute umana”, afferma Alexandre Armengaud, responsabile della cooperazione scientifica e internazionale di Atmosud, l'osservatorio sulla qualità dell'aria della Francia meridionale. Secondo l'Oms, l'inquinamento dell'aria è responsabile di 6,7 milioni di decessi ogni anno in tutto il mondo. “Questo inquinamento ha origini multiple”, afferma Armengaud. Proviene dal traffico marittimo, ma anche da altri mezzi di trasporto, dall'inquinamento industriale e dalla combustione della legna.
Elliot Chevet, fisico esperto in fluidodinamica, ha studiato per tre anni le emissioni generate dal traffico marittimo a Marsiglia. “Intorno al porto, a L'Estaque e Mourepiane, le imbarcazioni rilasciano il 47 per cento delle emissioni di biossido di azoto e polveri sottili”, afferma Chevet.
L'associazione Cap au Nord ha installato dei microsensori per misurare il particolato presente nell'aria. Sparsi nei quartieri intorno al porto, questi piccoli dispositivi misurano la concentrazione di inquinamento atmosferico e la segnalano in tempo reale. “Durante il lockdown, i sensori erano in funzione. Abbiamo notato che i livelli di inquinamento erano molto significativi”, afferma Lapébie. “Siamo tre volte al di sopra degli standard dell'Oms”, aveva dichiarato Marie Prost Coletta, membro di Cap au Nord, ai media locali nel 2023.
In risposta alle preoccupazioni dei residenti, Atmosud sta installando sensori più precisi sulla collina di Mourepiane. Gli abitanti possono consultare un sito web per monitorare i dati più recenti. Mourepiane è leggermente in salita, afferma Alexandre Armengaud, direttamente sopra i fumaioli delle navi da crociera. “Ma l'inquinamento è estremamente volatile”, sottolinea. Infatti, i pennacchi di fumo sono influenzati dai venti: possono essere trasportati verso la costa o spinti verso il mare.
Tuttavia, per questi cittadini che vedono ogni giorno queste navi giganti, le cose non stanno procedendo abbastanza velocemente. “Vogliamo le stesse norme del mar Baltico”, afferma Lapébie, riferendosi alla “Sulphur emission control area” (un'area di controllo delle emissioni di zolfo o area Seca) creata nel Baltico, nel canale della Manica e nel mare del Nord nel 2021. In queste aree, le imbarcazioni devono utilizzare carburante con un livello di zolfo cinque volte inferiore, dallo 0,5 allo 0,1 per cento. Secondo uno studio pubblicato sull'International Journal of Environmental Research and Public Health e condotto da Lars Barregard, questa misura ha portato a “una riduzione stimata delle morti premature attribuibili al traffico marittimo del 35 per cento circa”.
Nel mar Mediterraneo, un’area Seca è stata implementata il primo maggio 2025. Ma per alcune organizzazioni questo passo avanti non è ancora sufficiente. Per Guillaume Picard, ex capitano di traghetto che ora si batte contro le crociere in Costa Azzurra insieme all'associazione Stop Croisière (Stop alle navi da crociera), “le crociere sono un'attività di cui potremmo fare a meno”.
Picard ha aderito a Stop Croisière per motivi ambientali. Insieme alle associazioni di Barcellona, Venezia e Amsterdam, Stop Croisière forma l'European Cruise Activist Network, una rete di organizzazioni che si oppongono all'industria crocieristica e la definiscono una minaccia per l'ambiente e il benessere umano. Insieme, hanno istituito il primo sabato di giugno la giornata mondiale contro le crociere, coordinando azioni in ogni città. Lo scorso settembre, gli attivisti di Stop Croisière hanno inoltre impedito a una nave da crociera di entrare nel porto di Marsiglia bloccandola con i loro kayak.
Il gruppo spera di seguire l'esempio di Venezia, che nel 2021 ha introdotto un divieto per le crociere di grandi dimensioni, portando a una riduzione dei livelli di ossido di zolfo nella città dell'80 per cento, secondo Transport and Environment, una lobby europea che promuove un trasporto più sostenibile.
Tuttavia, per Jane da Mosto, membro di We are here Venice, un'organizzazione nonprofit impegnata a mantenere Venezia viva e vivibile per i suoi residenti, questa misura si è rivelata “molto meno incisiva di quanto tutti sperassero”. Doveva accelerare la scomparsa delle grandi navi da crociera dalla laguna“, afferma. Tuttavia, “l'autorità portuale e la società terminal passeggeri stanno investendo da 100 a 200 milioni di euro in infrastrutture per moli alternativi nella laguna”, aggiunge. “Questi fondi avrebbero potuto essere investiti in una vera transizione ecologica”.

Nel marzo 2023, Cap au Nord, insieme alla popolazione locale e a un'altra associazione, Alternatiba, ha presentato un'azione legale secondo la quale le emissioni delle navi da crociera erano dannose per la salute umana e l’ambiente dei quartieri settentrionali di Marsiglia. Tuttavia, le loro denunce, a parte alcune promesse generiche da parte delle autorità portuali e metropolitane sulla riduzione dell'inquinamento, non hanno avuto seguito.
L'autorità portuale di Marsiglia sta effettivamente investendo nell'elettrificazione dei moli entro il 2028 per ridurre le emissioni di anidride carbonica, un intervento che dovrebbe avere un impatto positivo sulla qualità dell'aria. Tuttavia, organizzazioni come Cap au Nord e Stop Croisière si dicono non del tutto soddisfatte, visto che le navi continueranno comunque a rilasciare polveri sottili e altri inquinanti durante le manovre nel porto.
Almeno, “siamo riusciti a mobilitare la coscienza delle autorità sull'argomento”, afferma Lapébie. Con la denuncia, ha aggiunto, “volevamo dimostrare che i cittadini possono agire contro chi decide di avvelenare la vita degli altri”.
Nell'immagine di apertura, la vista dalla finestra della camera da letto di Chantal Rouet (Eliza Amouret).
Nota di redazione: questo articolo fa parte della serie “Mediterraneo sotto assedio” e offre un'anteprima della rivista che abbiamo in mente. La serie è stata prodotta nell'ambito della prima edizione della Scuola magmatica di giornalismo ambientale.