- di Eliza Amouret, Vittoria Torsello e Sarah Collins
Quando tutto dall’esterno sembra perfetto, diventa difficile capire cosa si celi davvero dietro le apparenze. Resta il fatto che ogni volta che arriva l’estate iniziamo a percepire che qualcosa non va. Ma come possiamo occuparci di overtourism quando è lo stesso sistema dei media a promuoverlo?
Abbiamo svolto la maggior parte delle nostre ricerche durante i mesi invernali, attraversando i confini principalmente tramite un gruppo WhatsApp. Abbiamo visitato la Grecia, l’Italia e la Francia; abbiamo viaggiato anche nel tempo e soprattutto nelle vite dei nostri protagonisti: protettori appassionati e determinati della biodiversità.
Non tutti erano disposti a parlare. Guadagnare la loro fiducia è stato un processo lento ma essenziale per raccontare quello che non si vede nei post su Instagram che hanno come sfondo il Mediterraneo. Per aggiungere un tocco di ottimismo, abbiamo cercato di mostrare alcune soluzioni già in atto per limitare l’impatto del turismo sulle aree naturali. Ci sembrava importante offrire questo punto di vista per non arrenderci allo sconforto.
Sarah Collins ha trascorso alcuni giorni nelle Cicladi, tra Naxos e Paros, in un periodo dell'anno in cui le isole non erano ancora troppo affollate dai turisti, per incontrare la gente del posto. Davanti a un caffè, ha parlato con Eleni Andrianopulu, che difende con tenacia la sua isola dal turismo di massa per proteggere il proprio habitat. Sarah ha anche visitato un pronto soccorso per uccelli migratori gestito quasi interamente da volontari.

A 700 chilometri di distanza, in Puglia, vicino Lecce, Vittoria Torsello ha seguito il lavoro di attivisti e ambientalisti che dedicano le loro estati a proteggere i nidi di tartaruga dalle attività balneari.
Nel Parco nazionale dei calanchi, nel sud della Francia, Eliza Amouret si è concentrata sull’approccio messo in atto dalle autorità locali, dal parco e dal comune di Marsiglia per preservare questo gioiello naturale senza vietarne l’accesso ai turisti.
Anche se ci siamo occupate di luoghi molto diversi tra loro, i nostri articoli sottintendono una domanda comune: che tipo di turismo vogliamo davvero per il Mediterraneo? E i modelli attuali di turismo sono davvero gli unici economicamente sostenibili per questa regione? Queste riflessioni hanno guidato anche il resto del nostro lavoro.
Vittoria ha raccontato un “turismo da sogno” in terre dove l’acqua è un bene sempre più prezioso, luoghi dove servirebbero investimenti nella gestione delle risorse più che nuove ville o resort di lusso.
A Marsiglia, Eliza ha puntato l’attenzione su un altro tipo di turismo diffuso nel Mediterraneo: le navi da crociera, diventate un incubo per i residenti che vivono sopra il porto.
Mentre dall’alto si continua a promuovere un turismo insostenibile per gli abitanti del posto come unica via per creare “sviluppo” e “occupazione”, noi abbiamo trovato ispirazione nelle voci locali, quelle che non hanno paura di proporre una narrazione diversa, una che si prende cura dei territori, invece di sfruttarli soltanto.
Nell'immagine in alto, una nave da crociera attraccata nel centro di Marsiglia (Eliza Amouret)
Nota di redazione: questo articolo conclude la serie “Mediterraneo sotto assedio” e offre un’anteprima della rivista che abbiamo in mente. La serie è stata realizzata nell’ambito della prima edizione della Scuola magmatica di giornalismo ambientale.