- di Bernardo Álvarez-Villar, Natalie Donback e Nejra Kravić
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MADRID e BARCELLONA, Spagna, e SARAJEVO, Bosnia-Erzegovina - In cima a La Montaña, un piccolo rilievo che offre un'area verde ai 95mila abitanti di Cáceres, Eduardo Mostazo indica il cielo terso. “Quello è un avvoltoio monaco”, dice la guida ambientale di 42 anni. “Vengono qui a nidificare”. Mostazo è nato e cresciuto a Cáceres, una piccola città nel sud-ovest della Spagna vicino al confine con il Portogallo, in una regione spesso chiamata “Spagna vuota” per via di uno spopolamento che va avanti da tempo.
Da La Montaña, Mostazo osserva la “dehesa” mediterranea, un paesaggio formato da distese di pascoli verdi punteggiate da querce e ulivi. “Lì c’è un produttore di formaggi artigianali,” dice, indicando la valle sottostante, che nasconde un tesoro sepolto: il litio.
Su questo terreno, la compagnia mineraria Extremadura New Energies (Ene) - una sussidiaria dell’australiana Infinity Lithium - vuole realizzare una miniera di litio e un impianto di lavorazione.
La miniera proposta si troverebbe nei pressi di Llanos de Cáceres y Sierra de Fuentes, una zona di protezione speciale per gli uccelli (Zepa) e una zona speciale di conservazione (Zec) della rete Natura 2000, aree regolamentate da quadri normativi europei e nazionali per la conservazione.
Mostazo e altri attivisti locali, riuniti nella piattaforma “Salviamo la montagna”, temono che la miniera possa contaminare le fonti d’acqua e il paesaggio da cui dipendono molti posti di lavoro in settori quali il turismo e l’agricoltura, inclusa la produzione artigianale di formaggi e olio d’oliva.
La lotta per proteggere questo ambiente incontaminato mette in luce una sfida crescente per l’Unione europea, la quale sta spingendo molto per trovare ed estrarre al suo interno minerali fondamentali per la transizione all’energia pulita, come il litio, per rompere la dipendenza dalla Cina e da altre economie emergenti. Eppure, mentre i burocrati nelle capitali europee sono sotto pressione per assicurarsi l’approvvigionamento di questi minerali sul proprio territorio, le comunità locali si chiedono se ne trarranno davvero beneficio.
“Sacrifichiamo le aree spopolate a favore di città come Madrid e Barcellona, così che possano avere centri urbani puliti con le loro auto elettriche… siamo diventati una zona di sacrificio,” afferma Inés Chaves, anche lei parte della piattaforma “Salviamo la montagna”.
Ene ha promesso la creazione di 1.500 posti di lavoro locali durante la fase di costruzione della miniera e altri 700 nei 26 anni previsti per l’attività mineraria.
Tuttavia, gli abitanti del posto temono che la miniera possa danneggiare le attuali risorse economiche della zona: turismo e agricoltura. “Non si parla di alternative,” dice Mostazo. “Quando una proposta arriva da una grande azienda con milioni di euro alle spalle, sembra che i politici non si preoccupino davvero di indagare [sui suoi impatti]. Diventano ciechi di fronte alle promesse.”
Rompere la dipendenza mineraria
Per promuovere la transizione energetica e l’elettrificazione, la Commissione europea punta a ridurre la dipendenza dai minerali che arrivano dalla Cina, con l'obiettivo di estrarre almeno il 10 per cento delle materie prime critiche - come litio, rame e nichel - direttamente in Europa entro il 2030.
L'Agenzia internazionale dell'energia stima che la domanda globale di litio - componente fondamentale delle batterie per auto elettriche - potrebbe aumentare fino a 42 volte entro il 2040 rispetto ai livelli del 2020. Attualmente, l’Ue importa quattro quinti del litio estratto e il 100 per cento di quello lavorato, soprattutto dal Cile, ma anche da Cina e Argentina.
Secondo Santos Barrios, professore di cristallografia e mineralogia presso l’Università di Salamanca, la dipendenza mineraria dell’Europa “è un problema molto serio” perché i materiali provengono spesso da paesi che non garantiscono adeguate tutele sociali e ambientali.
“[L’Ue] importa [il litio] da altri paesi dove estrarlo è molto più economico, ma al prezzo di perdere molte altre cose lungo il cammino”, afferma, riferendosi alla mancanza di diritti dei lavoratori e di garanzie per il ripristino ambientale nei paesi africani e latinoamericani da cui l’Europa importa questi minerali.
Per accelerare i progressi verso l’obiettivo stabilito per il 2030, a marzo la Commissione europea ha approvato 47 progetti minerari strategici, concedendo loro un accesso agevolato ai finanziamenti dell’Ue e procedure di autorizzazione più rapide. La Spagna, insieme alla Finlandia, è il paese europeo con il maggior numero di progetti strategici legati all’estrazione mineraria.
Ene ha presentato domanda, ma non è stata selezionata a causa di ritardi nella procedura di autorizzazione. La richiesta è ancora all’esame del governo regionale, che ha chiesto informazioni più dettagliate sul progetto. L’azienda spera che i suoi progetti vengano approvati una volta fornita la documentazione aggiuntiva.
La società civile tenuta all’oscuro dei progetti strategici
A soli 40 chilometri a nord, a Cañaveral, molti abitanti si sono allarmati quando hanno appreso che un progetto minerario nelle vicinanze - Las Navas, guidato dall’azienda Lithium Iberia - era stato selezionato come uno dei progetti strategici dell’Ue.
Un gruppo di cittadini contrario alla miniera, preoccupato per il potenziale impatto sulle risorse idriche e sulla natura, ha inviato una lettera al presidente del Parlamento europeo insieme ad altre 200 organizzazioni, lanciando un allarme sulla mancanza di trasparenza e chiedendo l’accesso alla documentazione del progetto, inclusa la valutazione d’impatto ambientale e i criteri utilizzati per valutare le domande.


A sinistra, gli abitanti di Acebo, un paese situato nella parte occidentale dell'Estremadura, protestano nella piazza principale contro un progetto di estrazione del litio, Spagna, 11 dicembre 2024. A destra, Cáceres vista dal rilievo che gli abitanti del posto chiamano "La Montaña", Spagna, 10 dicembre 2024 (Natalie Donback).
La Commissione europea ha già respinto in precedenza questo tipo di richieste, dicendo che si tratta di informazioni commerciali riservate, dice Julio César Pintos Cubo del gruppo ambientalista Ecologistas en Acción.
Altri, come Friends of the Earth Europe, sostengono che i progetti strategici previsti dal Regolamento Ue sulle materie prime critiche manchino di trasparenza e non abbiano coinvolto la società civile, visto che né la Commissione né gli Stati membri Ue hanno concesso l’accesso alla documentazione dei progetti.
“La normativa Ue non deve essere indebolita a vantaggio di aziende poco regolamentate - cosa purtroppo comune nel settore minerario - e rinunciare alla trasparenza e alle normative in materia di acqua e ambiente, allineandosi con la lobby mineraria”, afferma Pintos.
Un portavoce della Commissione europea della direzione generale per il mercato interno, l’industria e l’imprenditoria dichiara che i progetti minerari strategici sono stati valutati da esperti indipendenti, ai quali è stato chiesto di esaminare, tra gli altri criteri, se questi progetti possano essere “realizzati in modo sostenibile”.
Tuttavia, molti dei grandi progetti minerari presentati alla Commissione europea si trovano in aree di valore ecologico dove vivono specie già minacciate e dove l’attività mineraria avrebbe un forte impatto sulla biodiversità, spiega Lindsey Wuisan, responsabile delle campagne per la giustizia delle risorse di Friends of the Earth Europe. “L’uso di sostanze chimiche tossiche [nelle miniere] spesso contamina il suolo e i corsi d’acqua, rappresentando un rischio per flora, fauna e salute umana”, aggiunge.
Come evidenziato in un recente rapporto di Friends of the Earth Europe, nonostante tutte le promesse di ripristino del paesaggio e di mitigazione dell’impatto, la maggior parte degli effetti è irreversibile e comporta un declino permanente della biodiversità, comprese specie protette e in pericolo.
La mancanza di “accountability” minaccia il successo
Gli esperti avvertono che la scarsa trasparenza e la scarsa partecipazione locale nella selezione dei progetti strategici dell’Ue potrebbero avere un impatto negativo sulla loro attuazione.
“È inevitabile che ci siano delle opposizioni: l'Unione europea sta prendendo queste decisioni a Bruxelles seguendo una procedura accelerata per l'approvazione di nuovi progetti, senza una consultazione approfondita. Inoltre, c’è una forte pressione per raggiungere questi obiettivi”, dice Marco Siddi, ricercatore presso l'Istituto finlandese per gli affari internazionali. “C'è opposizione perché si tratta di progetti minerari ad alto impatto”.
Secondo il portavoce della Commissione, i governi dell’Ue e le autorità locali sono i principali responsabili dell'attuazione di questi progetti, compresa la consultazione della popolazione locale in conformità con le norme nazionali.
Tuttavia, nelle aree in questione, alcuni residenti ritengono che le loro preoccupazioni non siano state prese in considerazione e temono che la corsa ai minerali possa avvantaggiare solo le città e gli investitori europei, lasciando dietro di sé acque inquinate e migliaia di tonnellate di rifiuti minerari.
Da parte loro, molte società minerarie hanno promesso nella maggior parte dei casi di minimizzare l’impatto sull’ambiente locale e di contribuire allo sviluppo rurale.
Secondo Ramón Jiménez Serrano, amministratore delegato di Ene, la miniera - che ospiterebbe anche un impianto di lavorazione nelle vicinanze - utilizzerebbe solo acque reflue trattate e quindi non influirebbe sulle risorse idriche locali. Ciononostante la domanda di autorizzazione presentata all’autorità locale che gestisce l’acqua è stata respinta.
Esperti come Steve Emerman, ex professore di geofisica diventato consulente minerario, avvertono che non esistono precedenti di miniere industriali moderne gestite e chiuse senza contaminazioni ambientali.
Seguire criteri tecnici o l'opinione della comunità?
In un pomeriggio freddo e ventoso, 150 chilometri a nord di Cáceres, il centro culturale di Ciudad Rodrigo, una cittadina nella regione di Salamanca, si è riempito per un incontro informativo sull’impatto di un altro progetto per l'estrazione del litio nella zona.
Oltre cento persone provenienti dai villaggi vicini - compreso il parroco locale - si sono radunate nella sala gremita. Il progetto, guidato da un’altra compagnia mineraria australiana, la Energy Transitions Minerals, è ancora nelle fasi iniziali, ma, proprio come a Cáceres, la preoccupazione per le possibili conseguenze sul paesaggio e sulle attività tradizionali della zona è tanta.
Sempre più spesso, le aziende straniere - anche senza precedenti esperienze nel settore minerario - vogliono salire sul carro dei minerali critici europei. Molte di queste sono società minerarie “junior”, cioè che non hanno la capacità finanziaria e tecnica per estrarre effettivamente i materiali dal sottosuolo, spiega Emerman. “Vogliono solo ottenere la licenza, per poi venderla a qualcuno che possa effettivamente realizzare il progetto”, spiega.
La popolazione locale teme che questo possa accadere anche in Bosnia ed Erzegovina, paese candidato a entrare nell'Ue, dove la corsa al litio ha raggiunto la piccola città nord-orientale di Lopare.
Qui, nel 2023, la società mineraria junior di proprietà svizzera Arcore Ag ha annunciato di aver trovato “l’oro” in un'area densamente boscosa caratterizzata da dolci colline, sotto le quali ci sarebbero ricchi giacimenti di litio.
L’azienda sostiene che nella regione siano presenti circa 1,5 tonnellate di litio e altre materie prime critiche come magnesio, potassio e boro, sufficienti a sostenere le operazioni minerarie per 65 anni. Attualmente è in attesa dell’approvazione di un accordo di concessione da parte delle autorità della Repubblica Serba di Bosnia-Erzegovina, una delle due unità amministrative del paese.
L'avvocatessa e attivista ambientalista Azra Berbić ritiene probabile che un'altra azienda con maggiori risorse e finanziamenti acquisti l'accordo e avvii le operazioni minerarie. “Abbiamo già visto situazioni simili in passato. Ecco perché le comunità locali sono così preoccupate... temono che l'accordo venga venduto a un'azienda come Rio Tinto”, afferma.
Per adesso, Rio Tinto, conglomerato britannico-australiano tra le maggiori compagnie minerarie al mondo, non ha manifestato alcun interesse formale per Lopare. L’azienda è stata molto criticata per le sue pratiche ambientali e lavorative, anche nella vicina Serbia, dove un progetto di estrazione del litio dal valore di 2,4 miliardi di dollari (circa 2 miliardi di euro) nella regione di Jadar ha scatenato proteste di massa nel 2024. Data la vicinanza geografica e la somiglianza geomorfologica di Lopare con Jadar, quanto successo in Serbia sta alimentando i timori nella cittadina bosniaca.
Un cartellone pubblicitario affisso da organizzazioni di attivisti locali nel centro di Lopare recita: “Profitto straniero, rovina nostra. È tempo di una resistenza collettiva”.
Andrijana Pekić, originaria di Lopare e fondatrice dei Guardiani di Majevica (Čuvari Majevice), un’organizzazione ambientalista locale, si dice preoccupata per i danni che una miniera di litio potrebbe arrecare alla comunità rurale locale, composta da circa 15mila abitanti, la maggior parte dei quali vive di agricoltura, apicoltura e produzione di latte.

“Non abbiamo molte risorse a nostra disposizione. Le informazioni ci vengono nascoste. Ma siamo pronti a reagire”, afferma Tomislav Simikić, un camionista originario di Lopare che ci ha parlato al telefono, mentre parcheggiava il suo camion vicino al confine tra Croazia e Slovenia.
Simikić contesta quella che ritiene una mancanza di trasparenza da parte di Arcore Ag, affermando che i residenti non siano stati interpellati, soprattutto riguardo ai potenziali impatti ambientali di una miniera di litio. Molti temono che l’area mineraria proposta, che si estende su 25 chilometri quadrati, possa contaminare le risorse idriche locali, inquinare l’aria, innescare opere di deforestazione e degradare il suolo.
Per il geologo Santos Barrios, la trasparenza e il dialogo con la comunità sono fondamentali quando si apre una miniera. Ritiene che tutte le opinioni debbano essere ascoltate e che l’impatto sociale e ambientale della miniera debba essere ridotto al minimo. Tuttavia, data l’urgenza di reperire litio e altre materie prime critiche, il ricercatore pensa che “non tutto debba essere lasciato nelle mani degli abitanti del posto o di un gruppo ambientalista. Per questo abbiamo persone incaricate di controllare che le leggi vengano rispettate. L’ultima parola deve spettare a personale qualificato”.
Nel frattempo, le aziende cercano di rassicurare i residenti promettendo un’attività mineraria il meno dannosa possibile, grazie all’uso di tecniche avanzate e di energie pulite. A Cáceres, in Spagna, Ene ha dichiarato che utilizzerà energia rinnovabile al 100 per cento, anche se l’amministratore delegato Jiménez ha ammesso che a oggi non tutti i macchinari necessari per le operazioni fuori terra sono disponibili in versione elettrica.
A Salamanca, il portavoce di Energy Transition Minerals, Jorge Gil Mediavilla, afferma che “anche se i guadagni saranno inferiori, la società ha accettato di rinunciare all'estrazione mineraria a cielo aperto per avviare piccole attività di estrazione sotterranea altamente concentrate”.
Tuttavia, alcuni esperti sono scettici sulla fattibilità di tale progetto. “Dubito che possa essere redditizio”, afferma Antonio Areas, un imprenditore minerario veterano della zona; mentre secondo il geologo Antonio Aretxabala si tratterebbe della prima miniera sotterranea di litio al mondo.
Sebbene i minerali critici siano necessari per decarbonizzare il settore dei trasporti e sostenere l’Ue nel suo obiettivo di azzerare le emissioni, le comunità rurali che vivono vicino ai giacimenti di litio temono che le operazioni minerarie su larga scala possano trasformare i paesaggi da cui dipendono. Luoghi come La Montaña, ad esempio, ospitano diverse specie vulnerabili.
In una limpida giornata invernale, Mostazo, appassionato di birdwatching, indica alcuni uccelli che volteggiano in cielo. È preoccupato che le contaminazioni provenienti dalla miniera e dall’impianto di lavorazione possano infiltrarsi nei ruscelli e nelle pozzanghere dove bevono specie già minacciate come l’aquila imperiale spagnola. Nella regione vivono solo 48 esemplari di questi magnifici uccelli. “Tutte le diverse specie presenti qui dimostrano la qualità ambientale di questa zona”, dice Mostazo.
Anche a Ciudad Rodrigo, l’associazione Asenavis (Asociación para el Espacio Natural y la Vida Silvestre), che si occupa di fauna e natura selvatica, cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’impatto che una miniera di litio potrebbe avere sugli uccelli e sulle falde acquifere della zona. Di segno opposto, i rappresentanti politici e i grandi media sostengono che il boom minerario sia la strada per rilanciare l’economia regionale.
Ma gli abitanti non vogliono che la loro regione venga devastata. Come dice il sacerdote durante l’incontro di quartiere: “Già viviamo in una zona remota e poco popolata, con pochi servizi, almeno lasciateci vivere in pace”.
Nell'immagine in apertura, la valle di Valdeflores, che si trova sopra uno dei più grandi giacimenti di litio in roccia dura dell'Unione europea, Cáceres, Spagna, 10 dicembre 2024 (Natalie Donback).
Nota di redazione: questo articolo fa parte della serie “Una transizione estrattiva” e offre un'anteprima della rivista che abbiamo in mente. La serie è stata prodotta nell'ambito della prima edizione della Scuola magmatica di giornalismo ambientale.