- di Bernardo Álvarez-Villar
- Questo articolo è stato pubblicato in collaborazione con Voxeurop.
LOPERA, Spagna - Manuel Cabezas è cresciuto in mezzo agli ulivi. Come nella maggior parte delle famiglie del paese andaluso di Lopera, nel sud della Spagna, i suoi genitori, nonni e bisnonni gli hanno insegnato che questa coltura simbolo del Mediterraneo era l’investimento migliore che potesse fare. Così, in vista della pensione, ha usato i suoi risparmi per acquistare due ettari e mezzo di terra su cui ha piantato 400 ulivi.
“Qui investiamo in ciò che conosciamo”, afferma. “Non in appartamenti o piani d’investimento che non capiamo”.
Ora Cabezas teme che il suo investimento e i suoi sforzi siano stati vani. Come decine di altri agricoltori e piccoli proprietari terrieri della zona, nell’estate del 2024 ha ricevuto una lettera da parte della Junta de Andalucía (il governo regionale) che lo informava dell’esproprio delle sue terre. Questo perché Greenalia, un’azienda spagnola di energia rinnovabile con investimenti in vari paesi europei e negli Stati Uniti, intende costruire fino a sette parchi fotovoltaici, un progetto che la Junta de Andalucía ha dichiarato di interesse pubblico per il suo contributo alla transizione energetica.
La delegazione dell’economia e dell’industria di Jaén, che fa parte del governo andaluso, ci ha informato tramite il suo ufficio stampa che “la legge sul settore elettrico, che si applica in tutta la Spagna, obbliga le amministrazioni regionali ad avvalersi di una dichiarazione di pubblica utilità (esproprio) per la realizzazione di impianti elettrici qualora il promotore e il proprietario non riuscissero a trovare un accordo”. Rispetto a tutti i progetti di energia rinnovabile esaminati dal governo regionale andaluso negli ultimi anni, solo lo 0,88 per cento ha fatto ricorso alla dichiarazione di pubblica utilità.
Più rapidamente di molti altri paesi dell’Unione europea, la Spagna sta abbandonando i combustibili fossili e andando spedita verso il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050, grazie anche alle sue abbondanti risorse rinnovabili, in particolare eolico e solare. Secondo l’azienda pubblica Red Eléctrica, nel 2024 quasi il 57 per cento del consumo energetico del paese è stato prodotto da fonti rinnovabili; solo nell’ultimo anno, il consumo di energia solare in Spagna è aumentato del 19 per cento. Tuttavia, questo boom di progetti solari ha anche un impatto negativo sulle comunità rurali, soprattutto in Andalusia, dove si produce la maggior parte dell’olio d’oliva spagnolo.
“A nessuno importa di noi”, dice María Mena, abitante di Lopera e discendente di una lunga stirpe di olivicoltori. “L’energia che produrranno non è destinata a Lopera”. Ma qui la terra costa meno, afferma.
Il piano di Greenalia prevede di trasformare circa mille ettari di terreni coltivati in parchi solari, ognuno dei quali non produrrà più di 50 megawatt di potenza installata. L’obiettivo è di coprire complessivamente il fabbisogno energetico di 164mila famiglie. Oltre a Greenalia, anche un’altra azienda, la FRV Arroyadas, ha in programma un impianto fotovoltaico nella zona. Secondo i dati della compagnia che distribuisce l’energia elettrica in Spagna, Endesa, durante tutto il 2023, i neanche 4mila abitanti di Lopera hanno consumato meno di 10 megawattora. Questo porta la gente del posto a chiedersi se l’energia generata da questi grandi impianti andrà a beneficio di centri urbani più grandi piuttosto che della loro comunità.
Secondo la legge spagnola, i progetti solari inferiori a 50 megawatt sono soggetti solo al controllo regionale ed evitano così la supervisione del ministero per la transizione ecologica. Inoltre, nel 2021 l’Andalusia ha introdotto una normativa che accelera l’approvazione di questi progetti, in particolare quelli considerati di interesse pubblico.
Carmen Torres Bellido, sindaca di Lopera, confessa che il comune non era preparato all’arrivo dei parchi solari. “Da tempo sentivamo dire che qui sarebbero stati installati dei pannelli”, afferma. Tuttavia, aggiunge, questo percorso non è stato condotto in modo equo e trasparente. “Dicono che è nell’interesse pubblico, ma per noi è un male”, dice María Mena. “Stanno rovinando la nostra comunità per arricchire le grandi aziende”. Greenalia non ha risposto alle nostre richieste di commento per questo articolo.
Anche in altre aree rurali della Spagna centrale e meridionale, come Cartaojal o Zamora, dove sono stati proposti progetti simili, l’opposizione è diffusa. Molti abitanti temono che questi progetti danneggino l’economia locale, accelerino lo spopolamento, distruggano il paesaggio, deteriorino il suolo e consumino ogni anno milioni di litri d’acqua per pulire i pannelli in una regione sempre più colpita dalla siccità.
“Il problema degli attuali progetti fotovoltaici è che sono sempre più grandi e quindi hanno un impatto maggiore sul paesaggio, sulle risorse agricole e sul suolo”, afferma Matías F. Mérida, geografo dell’Università di Malaga che ha studiato l’impatto ambientale di questo tipo di strutture sul paesaggio. “Invece di integrarsi nel territorio, questi impianti sostituiscono un paesaggio e un uso del suolo con un altro. Terreni fertili, patrimonio culturale e secoli di tradizione vengono spazzati via da queste gigantesche installazioni”.
A Lopera, Greenalia ha già sradicato migliaia di ulivi, alcuni dei quali secolari, per fare posto ai pannelli fotovoltaici. Perfino un lavoratore in subappalto, coinvolto nelle rimozioni, che preferisce restare anonimo, esprime il suo disagio: “Per noi che siamo del posto è particolarmente doloroso, perché sappiamo quanto sforzo richieda far crescere questi alberi”.

Chiunque attraversi a piedi o in auto la parte nord-est del paese, dove un tempo sorgevano gli ulivi, ora vede una landa desolata costellata di tronchi secchi. Mena scoppia in lacrime alla vista degli alberi secolari sradicati a terra. “Non possiamo lasciarli morire”, dice María Josefa Palomo, un’altra loperana colpita dagli espropri. “Per noi sono come vicini di casa: esci e loro sono lì”.
Oltre al carico emotivo, molti temono che questo cambiamento nell’uso del suolo possa trasformare campi un tempo fertili in terre sterili e accelerare la desertificazione. “La compattazione del suolo richiesta per l’installazione dei pannelli fotovoltaici implica la perdita di nutrienti e di proprietà fisiche”, afferma il geografo Matías F. Mérida. “Senza copertura vegetale, la pioggia scorre in superficie ed erode il suolo, causando la perdita degli strati superficiali più ricchi di materia organica. La reversibilità o meno di questo fenomeno dipende da molti fattori”.
Gli agricoltori parlano anche di questo quando si ritrovano al bar del paese a fine giornata per sfogare le loro frustrazioni. “Portano le macchine per compattare il suolo e tolgono via lo strato fertile”, dice Juan Campos, un altro abitante di Lopera che, come Cabezas e Palomo, rischia l’esproprio. “In dieci secondi distruggono quello che abbiamo costruito in 40 anni”.
Per gli olivicoltori di Lopera, la perdita degli uliveti non è solo un problema economico: significa anche rinunciare a una tradizione secolare e alla fiera identità di questa zona.
Javier Calvente, delegato all’economia e all’industria della provincia di Jaén per l’amministrazione regionale, nega che “il paesaggio dell’Andalusia stia cambiando e che un’industria emblematica come l’olivicoltura stia perdendo la sua importanza”. Fornisce anche dei dati per contestualizzare la situazione: “In Andalusia, la superficie coltivata a ulivo è aumentata di 27mila ettari tra il 2018 e il 2024, mentre a Jaén nello stesso periodo è aumentata di circa 5mila ettari”.
Nel cuore del paese, un murale fatto di piastrelle in ceramica riporta la poesia “Aceituneros” (olivicoltori) di Miguel Hernández, uno dei più grandi poeti spagnoli del XX secolo, morto durante la guerra civile:
“Andalusi di Jaén, fieri olivicoltori, vi chiedo: di chi sono questi ulivi?”.
A pochi metri di distanza, un altro monumento rende omaggio agli emigranti locali. Una statua raffigura un uomo con una valigia e una donna con un bambino in braccio, come se queste fossero le uniche due opzioni per gli abitanti di Lopera: prendersi cura degli ulivi o andarsene.
“Non abbiamo niente contro le energie rinnovabili”, dice Manuel Coca, un altro olivicoltore del posto di 35 anni. “Ma se questi parchi solari ci portano via ciò che abbiamo, siamo finiti. Non avrò altra scelta che trasferirmi in città e trovarmi un altro lavoro”.
Ma per alcuni, andarsene non è un’opzione. Seduto accanto a lui, Cabezas beve l’ultimo sorso di caffè. Pensa che per lui sia ormai troppo tardi per emigrare, ma è preoccupato per suo figlio. Se gli ulivi continueranno a essere sradicati, la prossima generazione sarà costretta a partire.
Come Coca e Cabezas, molti abitanti di Lopera ritengono ingiusto che il peso della transizione energetica ricada su una zona rurale già alle prese con il calo demografico. Negli ultimi 14 anni, la provincia andalusa di Jaén ha visto la sua popolazione scendere da 670.761 abitanti nel 2010 a meno di 620mila nel 2024.
Tuttavia, la sindaca Torres Bellido rassicura sul fatto che l’amministrazione locale sta lavorando a un nuovo piano urbanistico che darà al comune voce in capitolo su ciò che verrà installato nel proprio territorio, garantendo così un maggiore rispetto di paesaggio e patrimonio.
D’altronde, sottolinea Mérida, il futuro di questi progetti è ancora incerto. “Il fotovoltaico adesso è in piena espansione, ma lo sarà anche tra 20 o 30 anni? Il principio di precauzione dovrebbe impedirci di apportare modifiche irreversibili a questa terra”
Nell'immagine di apertura, uno degli ulivi rimossi per far posto ai pannelli fotovoltaici nei campi intorno a Lopera (Bernardo Álvarez-Villar)
Nota di redazione: questo articolo fa parte della serie “Una transizione estrattiva” e offre un'anteprima della rivista che abbiamo in mente. La serie è stata prodotta nell'ambito della prima edizione della Scuola magmatica di giornalismo ambientale.