• di Nourhanne Charaf Eddine
  • Questo articolo è uscito su Arij il 23 marzo 2025 ed è qui pubblicato grazie al progetto di collaborazione giornalistica globale Covering Climate Now.
  • Tra il 3 novembre 2023 e il 17 aprile 2025, in base a informazioni ottenute tramite la Gherbal Initiative, un'organizzazione libanese attiva nel campo della libertà di accesso alle informazioni, il ministero degli esteri libanese ha presentato otto reclami contro Israele al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite per l’uso di armi al fosforo bianco nel sud del paese.

BEIRUT, Libano - Dall’inizio della guerra del 7 ottobre 2023, Israele ha bombardato il Libano con bombe al fosforo bianco, danneggiando i terreni agricoli e provocando gravi problemi di salute ai civili. Al momento della stesura di questo articolo, l’ultimo bombardamento, avvenuto il 13 ottobre 2024, ha colpito le forze Unifil e ferito 15 soldati.

L’uso del fosforo bianco viola il diritto internazionale a causa dei suoi effetti nocivi sulla salute e sull’ambiente. Nonostante ciò, secondo Amnesty International, tra il 10 e il 16 ottobre 2023, Israele ha iniziato a impiegarlo in Libano.

L’impiego del fosforo bianco viola anche il terzo protocollo della Convenzione delle Nazioni unite su certe armi convenzionali, che ne proibisce l’uso in aree popolate, offrendo al Libano basi legali per perseguire Israele davanti ai tribunali internazionali. Secondo uno studio di Antoine Kallab e Leila Rossa Mouawad dell’Università americana di Beirut, Israele ha utilizzato il fosforo bianco più volte in Libano, per esempio, nel giugno 1982, luglio 1993, aprile 1996, luglio 2006 e ottobre 2023.

Le ondate successive di bombardamenti hanno distrutto centinaia di acri di terra coltivata, danneggiando gravemente la salute degli agricoltori. Hassan Saqqa, un coltivatore 69enne del villaggio di Al-Sultanieh, nel sud del Libano, racconta: “Lavoro qui per potermi permettere le cure, ma ora la mia situazione è difficile e il trattamento costa circa 2mila dollari (1700 euro) al mese”.

La sofferenza di Saqqa è espressione di una crisi più ampia. Secondo la Società dei raccoglitori di olive del Libano, la stagione 2024 è stata la peggiore degli ultimi decenni. Il cambiamento climatico ha già causato significative perdite nei raccolti, mentre i bombardamenti israeliani con fosforo bianco e uranio impoverito hanno devastato gli uliveti nel sud del Libano, impedendo la raccolta e generando timori di tumori e malformazioni genetiche tra la popolazione.

Simile alla cera, il fosforo bianco è una sostanza giallastra o incolore che ha un odore che ricorda l’aglio e si accende spontaneamente sopra i 30 gradi. L’uranio impoverito, impiegato nelle bombe, ha una notevole capacità di penetrazione: secondo il Sindacato dei chimici libanesi, la sua polvere, soprattutto quando inalata, può provocare gravi problemi di salute.

Rischi per la sicurezza alimentare

Il fosforo bianco contamina l'acqua e di conseguenza le colture con i suoi elementi, entrando così nella catena alimentare umana.

Antoine Kallab, direttore associato del Centro per la conservazione della natura all’Università americana di Beirut, spiega: “La dispersione del fosforo bianco può danneggiare molti ecosistemi e minacciare la sicurezza alimentare locale. Può contaminare i corsi d’acqua, con conseguenze sulla salute delle comunità che da quelle risorse dipendono per bere. Persino le catture ittiche possono essere a rischio di contaminazione e trasferirla agli esseri umani attraverso il consumo”.

Libano, 22 marzo 2025: ​​Il fumo si alza dal fiume Litani dopo l'attacco israeliano a Baalbek (Ramiz Dallah/Anadolu via Afp).

L’Autorità nazionale del fiume Litani conferma che i bombardamenti israeliani - che hanno coinvolto l'intero paese - hanno raggiunto il fiume, alterandone odore e colore. Nei quattro siti analizzati (Khardali, Sir al‑Gharbiya‑Tir Falesh, Zawtar al‑Gharbiya‑Qaqaiyat al‑Jisr e Qasimiyah), i campioni hanno rivelato una concentrazione di piombo oltre il limite massimo consentito nelle acque superficiali. Il livello più basso, circa 0,122 milligrammi per litro - comunque superiore del 1220 per cento rispetto al limite massimo di 0,01 milligrammi di piombo per litro stabilito dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) - è stato trovato nella zona di Sir al-Gharbiya-Tir Falesh.

Secondo l'Oms, il piombo può provocare “anemia, ipertensione, insufficienza renale, danni al sistema immunitario e agli organi riproduttivi; un elevato livello di intossicamento può causare coma, convulsioni e persino la morte”.

Oltre al piombo, i risultati delle analisi hanno indicato anche la presenza di cadmio in concentrazioni che “superavano il limite massimo consentito nelle acque superficiali nella zona di Zawtar al-Gharbiya-Qaqaiyat al-Jisr”. La concentrazione di cadmio era circa di 0,032 milligrammi per litro d’acqua in quella zona, quando la concentrazione massima consentita è di 0,003 milligrammi per litro.

Secondo l'Istituto nazionale per la ricerca sul cancro degli Stati Uniti, il cadmio è un elemento naturale presente in piccole quantità nell’aria, nell’acqua, nel suolo e negli alimenti. L’Organizzazione mondiale della sanità spiega che “ha effetti negativi sui reni, sul sistema scheletrico e sul sistema respiratorio ed è classificato come cancerogeno per l’uomo. Il cadmio può percorrere lunghe distanze dalla fonte di emissione attraverso il trasporto atmosferico”.

L’Oms aggiunge inoltre che esistono “prove sufficienti del suo ruolo nell’insorgenza del cancro ai polmoni”.

Lo studio suggerisce che la presenza di piombo e cadmio sia dovuta a diverse ragioni, tra cui: la polvere, i muri degli edifici, i materiali esplosivi che derivano dalle esplosioni dei razzi, l’erosione del suolo che trasporta gli inquinanti nel fiume e la fuoriuscita di metalli pesanti dalle tubature quando vengono danneggiate dagli attacchi missilistici.

Oltre al piombo e al cadmio, il rapporto ha rilevato un aumento significativo dei livelli di fosforo e fosfati, circa 20 volte superiori alla media degli ultimi cinque anni.

Il rapporto sottolinea anche quanto i livelli di fosforo e di fosfati recentemente registrati siano anomali; si tratta di valori che il fiume non aveva mai raggiunto prima della guerra di Israele contro il Libano, indicando quest’ultima come causa dell’inquinamento da fosforo.

I danni alle attività agricole

Il ripetuto utilizzo del fosforo bianco, oltre alla perdita di migliaia di acri di terreni coltivati, mette le terre libanesi a rischio di desertificazione.

L’ingegnere agronomo Hanna Mikhael spiega: “Abbiamo perso querce, ginepri e ulivi. Abbiamo perso molti tipi di alberi. Li abbiamo persi e non li possiamo ripiantare. Abbiamo perso la terra, l’ambiente è inquinato... Immagino che questi siano segnali di desertificazione”.

Il ministro dell’agricoltura libanese, Abbas al‑Hajj Hassan, quantifica i danni: “Seicento ettari parzialmente o indirettamente colpiti e 250 completamente distrutti. Si tratta di un numero enorme... queste aree boschive erano composte da alberi che ci fornivano importanti ritorni economici”.

Secondo il ministro, gli attacchi “aggravano la questione del riscaldamento globale e distruggono gli sforzi volti ad aiutare il Medio Oriente a contenere l’innalzamento delle temperature e a combattere la desertificazione”.

Allarme desertificazione

Nonostante la massiccia distruzione causata dalla “guerra di luglio” tra Libano e Israele nel 2006, i bombardamenti colpirono solo il 25 per cento delle aree agricole, soprattutto nel sud del Libano. Tuttavia, nella recente guerra israeliana (2023-2024), i terreni colpiti sono aumentati, aggravando ulteriormente le perdite nel settore agricolo, secondo quanto riferito dagli agricoltori intervistati per questo articolo.

L’agricoltore Hassan Saqqa spiega: “La guerra del 2006 è durata per un periodo limitato, solo 34 giorni, e la raccolta delle olive avviene in ottobre. La maggior parte degli attacchi aerei (durante la guerra del 2006) colpì immobili”.

Secondo i dati del ministero dell'agricoltura, i danni vanno ben oltre i terreni e colpiscono l’intero settore agricolo e zootecnico. Il ministro Abbas al-Hajj Hassan spiega che mentre la produzione agricola nella regione meridionale del paese contribuiva a circa il 20 per cento del valore nazionale, con la recente guerra questa percentuale è diminuita.

L’ampliamento della guerra del 23 settembre 2024 ha colpito, direttamente o indirettamente, il 68 per cento delle aree agricole nei governatorati di Nabatiye, Sud Libano, Bekaa e Baalbek-Hermel; mentre solo il 32 per cento delle zone coltivate nella zona di Monte Libano, Akkar e Nord Libano è rimasto intatto.

La guerra israeliana ha causato la completa distruzione di oltre 322 ettari e il danneggiamento di circa 720 ettari nel governatorato meridionale, terreni agricoli e foreste inclusi.

Il ministro libanese dell'agricoltura, Abbas al-Hajj Hassan, conferma che almeno il 45 per cento della popolazione libanese ha risentito, direttamente o indirettamente, dell’aumento dei prezzi di alcuni prodotti agricoli.

Tra ottobre 2023 e agosto 2024, secondo il ministero dell’agricoltura, il numero di incendi causati dall’uso di fosforo bianco è stato di 1042.

Costi elevati

L’ingegnere agronomo Hanna Mikhael conferma che il bombardamento con fosforo è vietato dal diritto internazionale e la sua rimozione resta molto complessa. “Poiché il fosforo bianco è vietato a livello mondiale - dice - non ci sono molti studi su come riabilitare i terreni dopo un bombardamento al fosforo... Esistono alcune colture in grado di depurare l’ambiente”. Inoltre, ci sono batteri che possono essere aggiunti al suolo per trasformare questa sostanza in altri materiali che le piante possono assorbire. Queste sono in generale le soluzioni esistenti, ma secondo Mikhael i costi restano estremamente elevati.

Anche Antoine Kallab, direttore associato del Centro per la conservazione della natura presso l’Università americana di Beirut, sottolinea sulla base delle esperienze di altri paesi l’alto costo degli interventi di bonifica. Kallab ricorda che il governo statunitense stanziò 400 milioni di dollari (oltre 340 milioni di euro) per bonificare l’Agente arancio, utilizzando discariche per smaltire suolo e sedimenti contaminati e trattando il terreno altamente contaminato mediante riscaldamento conduttivo termico ad almeno 300 gradi per neutralizzare i componenti tossici.

Kallab cita inoltre come ulteriore esempio il sito di “Eagle River Flats”, dichiarato altamente tossico dopo anni di test con munizioni contaminate da parte dell’esercito statunitense. In questo caso, le operazioni di bonifica attraverso il pompaggio delle acque stagnanti e l’essiccazione dei sedimenti andarono avanti dal 1982 al 2008.

La "corruzione in Libano" alimenta una cultura dell'impunità

Le informazioni ottenute da Arij dal Centro per la conservazione della natura mettono in evidenza l’impatto crescente del fosforo bianco sui civili, a partire dal primo bombardamento israeliano con fosforo in Libano nel 1993 fino agli ultimi attacchi iniziati nell’ottobre 2023.

Libano, 20 dicembre 2023: Uno dei bombardamenti in cui Israele avrebbe usato armi al fosforo bianco lungo il confine libanese (Wassim Samih Seifeddine/Anadolu via Afp).

Il Libano è stato sottoposto a bombardamenti con fosforo bianco da parte di Israele più volte, eppure il governo libanese non ha mai presentato alcuna denuncia davanti alla Corte penale internazionale, nonostante il Comitato per i diritti umani - parte del consiglio parlamentare - stesse preparando un’azione legale contro Israele.

Secondo l’esperto Karim El Mufti, studioso di scienze politiche e diritto internazionale presso Sciences Po a Parigi, sarebbe stato Hezbollah a ostacolare l’avvio della causa contro Israele. “C’era stato un tentativo molto precoce, mesi fa”, spiega. “Avevo preparato una bozza con il Comitato per i diritti umani del parlamento libanese per un progetto da sottoporre al ministro degli esteri, almeno per avere la possibilità di firmare la dichiarazione dell’articolo 12, paragrafo 3, e chiedere risarcimenti a Israele”.

El Mufti spiega che eventuali indagini potrebbero avere conseguenze anche per Hezbollah, non solo per Israele, visto che la Corte penale internazionale non si concentra su una sola parte, ma valuta tutti gli aspetti, come nel caso della Palestina, dove sono stati emessi mandati di arresto sia per i leader di Hamas che per quelli israeliani.

Aggiunge inoltre che il Libano ha ancora un’opportunità di difendersi nei forum internazionali contro Israele. “Il Libano ha anche un’altra opzione che non ha voluto utilizzare - afferma - ovvero aderire alla Corte penale internazionale, come ha fatto la Palestina, oppure semplicemente dichiarare la giurisdizione della Corte ai sensi dell’articolo 12, paragrafo 3 dello Statuto di Roma”. Poi continua: “Questo significa che non è necessario aderire, ratificare o firmare lo Statuto di Roma, ma si può concedere alla Corte la giurisdizione per un determinato periodo di tempo”.

Secondo El Mufti, le Nazioni unite avevano già richiesto che Israele pagasse al Libano un risarcimento non inferiore a 800 milioni di dollari (682 milioni di euro), ma la richiesta non era vincolante perché il Libano avrebbe dovuto rivolgersi alla Corte internazionale di giustizia e procedere in quella direzione, cosa che non è avvenuta per timore di riconoscere Israele. El Mufti si chiede perché quando il Libano ha firmato l’accordo sui confini marittimi non ci siano stati problemi a riconoscere Israele e a raggiungere un’intesa con esso, nemmeno Hezbollah si era opposto.

Un alto numero di vittime civili

Secondo i dati del ministero della salute libanese, il numero delle vittime durante la guerra in corso, tra l’8 ottobre 2023 e il 20 agosto 2024, ha raggiunto le 2412 persone; di cui 257 riportavano ferite da fosforo bianco. Ciò indica che il 10,66 per cento delle ferite era dovuto al fosforo.

Antoine Kallab, direttore associato del Centro per la conservazione della natura presso l’Università americana di Beirut, conferma che la tossicità chimica del fosforo bianco è estremamente pericolosa. Spiega che se le ustioni da fosforo interessano anche solo il 10 per cento del corpo, possono risultare letali. Inoltre, la fiamma del fosforo bianco non può essere spenta con l’acqua e richiede immediate cure specialistiche, spesso non disponibili nelle zone di conflitto.

Aggiunge: “Le persone che inalano il fumo del fosforo bianco soffrono spesso di molteplici complicazioni, come disturbi respiratori e digestivi e deformità ossee a causa dell’elevata tossicità della sostanza. I sopravvissuti sono anche ad alto rischio di insufficienza di organi quali cuore, fegato e reni”.

Tharwat El Zahran, professoressa associata di medicina d’urgenza presso l’Università americana di Beirut, descrive i rischi di esposizione cutanea al fosforo bianco. “Il contatto con la pelle può causare ustioni estremamente dolorose, di diversa profondità, con una colorazione giallastra dovuta agli effetti chimici e termici, accompagnata da un odore che ricorda l’aglio”, afferma. “Queste ustioni possono provocare lesioni di secondo e terzo grado nel giro di pochi minuti o ore”.

Guerra e crisi economica

Oltre alla guerra, la crisi economica che colpisce il Libano dal 2019 ha aggravato i problemi agricoli nel sud del paese, soprattutto dopo i tagli ai bilanci comunali che hanno portato a una diminuzione degli investimenti nello sviluppo agricolo locale.

Per via del crollo dei bilanci, che ha fatto seguito al collasso economico, alla pandemia da Covid-19 e alla difficile situazione economica generale, l’agricoltore Hassan Saqqa afferma: “La collaborazione con i comuni è diventata inesistente”. E aggiunge: “Prima lavoravo in diverse case di espatriati, ma avevano paura di sprecare i loro soldi nel caso fosse scoppiata la guerra, così il lavoro è diminuito dell’80 per cento”.

Oltre agli ostacoli rappresentati dai bombardamenti e dalla guerra, il ministro dell’agricoltura Abbas al-Hajj Hassan sostiene che gli agricoltori siano stati presi di mira da parte israeliana. “Ci sono operazioni di cecchinaggio, nonostante gli agricoltori cerchino di portare avanti i raccolti”, dice. “Riescono a raccogliere solo circa il 30 per cento della produzione”.

Al-Hajj Hassan continua: “Gli israeliani sanno bene che si tratta di agricoltori, ma non vogliono che lavorino nelle loro terre”.

L'immagine di apertura ritrae il fumo che si alza dal fiume Litani dopo l'attacco israeliano a Baalbek del 22 marzo 2025 (Ramiz Dallah/Anadolu via Afp).

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