- di Alexander Durie e Goldy Levy
- Questo articolo è stato originariamente pubblicato dalla Fondazione Thomson Reuters su Context.news.
LONDRA, Regno Unito, e MADRID, Spagna - La pineta di Vastria, sull'isola greca di Lesbo, è nota per l’ampiezza e la bellezza della sua natura incontaminata. Di recente però ha attirato l'attenzione in quanto sito designato per un nuovo centro per migranti finanziato dall'Unione europea, che secondo gli abitanti dell'isola potrebbe aumentare il rischio di incendi boschivi.
Circa 24 ettari di foresta sono stati ripuliti per installare i container prefabbricati che andranno a ospitare circa 5mila richiedenti asilo, circondati da recinzioni di filo spinato e sistemi di sorveglianza ad alta tecnologia.
Negli ultimi dieci anni, centinaia di migliaia di migranti hanno usato Lesbo come porta di ingresso in Europa. Il governo greco sostiene di aver bisogno di una nuova struttura ad alta sicurezza per meglio gestire la migrazione su quest’isola dell'Egeo.
Secondo Michalis Bakas, esperto ambientale e leader del Partito verde di Lesbo, il Centro chiuso ad accesso controllato (Ccac), costato circa 76 milioni di euro, assomiglia a “un centro di detenzione” e a “una prigione in mezzo alla foresta”.
A 45 minuti di auto dal capoluogo Mitilene e dall'ospedale più vicino, il campo di Vastria è circondato da alberi facilmente infiammabili, accanto a una discarica e a una riserva protetta della rete Natura 2000 ricca di specie a rischio di estinzione.
Il sito è così remoto, dicono gli abitanti del posto, che sarà difficile per i servizi di emergenza intervenire rapidamente.
“C'è una tendenza diffusa in Europa a costruire questi campi lontani dagli occhi e dal cuore, in posti in cui i rifugiati non hanno la possibilità di costruirsi una vita”, sostiene Lorraine Leete, coordinatrice del Centro legale di Lesbo, che fornisce assistenza legale gratuita ai migranti.
Secondo un esperto forestale della zona, che ha chiesto di rimanere anonimo per motivi contrattuali, la pineta cresce sopra o in prossimità di rocce vulcaniche, “il tipo di ecosistema più infiammabile del Mediterraneo”.
Solitamente, queste foreste impiegano dai 30 ai 40 anni per riprendersi da un incendio, ma con ondate di calore e siccità sempre più frequenti per via del cambiamento climatico, non è chiaro come questo ecosistema potrà reagire all’impatto del nuovo campo.
Un altro motivo per cui la gente del posto teme il divampare di incendi è un precedente che risale al 2020, quando, sempre sull’isola di Lesbo, il campo profughi di Moria fu chiuso a seguito di un rogo devastante.
Moria era il più grande campo profughi d'Europa, una città di tende e rifugi improvvisati, nota per le sue pessime e spesso pericolose condizioni di vita.
Secondo il Centro legale di Lesbo, il nuovo campo si trova in una zona classificata dal Sistema europeo di informazione sugli incendi boschivi come ad “alto rischio”.
“[Vastria] è l'unica foresta rimasta a Lesbo”, spiega Liza Papadimitriou, responsabile delle campagne di Lesvos Solidarity, un'organizzazione non governativa che supporta i rifugiati dal 2012. “Se dovesse bruciare, le conseguenze si ripercuoterebbero per anni sulle generazioni future”.
Citando i dati dei vigili del fuoco, Papadimitriou afferma che tra il gennaio 2013 e il settembre 2020 a Moria si sono verificati 247 incendi.
Secondo Leete, ci sono prove del fatto che “gli incendi avvengano regolarmente nei campi profughi a causa delle scarse condizioni [di vita], per via della mancanza di cucine sicure e della carenza di elettricità”.

Un hotspot migratorio
La Grecia è da tempo una delle principali porte d'ingresso in Europa per migranti e rifugiati provenienti da Medio Oriente, Africa e Asia. Nel 2015, quasi un milione di persone sono sbarcate sulle sue isole, la metà delle quali a Lesbo.
Da allora, gli arrivi a Lesbo sono diminuiti, ma sono tornati ai livelli più alti dal 2019, con circa 54mila persone arrivate via mare in Grecia nel 2024.
Il campo di Vastria fa parte di un più ampio programma della Commissione europea per modernizzare la gestione delle migrazioni attraverso il Patto su migrazione e asilo dell’Ue, che entrerà in vigore nel 2026. Questo e altri centri simili presenti in altre isole greche sono finanziati tramite il Fondo asilo, migrazione e integrazione della Commissione e con i fondi per gli aiuti di emergenza.
Quando i piani per il campo furono annunciati nel 2020, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen promise di “garantire condizioni dignitose ai migranti e ai rifugiati in arrivo, nonché di sostenere al contempo le comunità delle isole greche”.
Da allora le autorità greche sono sotto pressione per completare la struttura, ma i lavori si sono ripetutamente interrotti a causa dei ricorsi legali intentati da parte di autorità e comunità locali.
Papadimitriou sostiene che il governo greco non abbia consultato adeguatamente le autorità dell'isola. “Ciò dimostra un totale disprezzo per l'interesse pubblico”, afferma.
Un portavoce dell'Ue ha dichiarato che il sito a Lesbo è stato scelto dal ministero greco per la migrazione dopo avere incontrato i rappresentanti locali.
“Le autorità greche sono responsabili dell’allestimento delle infrastrutture necessarie e del rispetto di tutti i requisiti legali e di sicurezza, inclusa la protezione antincendio. Devono inoltre ottenere tutti i permessi edilizi e ambientali previsti dalla legge”, continua il portavoce, che ha chiesto di non essere citato per nome.
Lo stesso portavoce aggiunge inoltre che la Commissione ha stanziato 155 milioni di euro per i centri a Lesbo e sull'isola di Chio.
Il ministero greco per la migrazione e l'asilo non ha invece risposto alla richiesta di commento inviatagli per questo articolo.
Nel 2023, l’allora ministro Dimitris Kairidis affermò: “Vogliamo soluzioni europee, vogliamo la cooperazione europea, e questa è Vastria”.
Flora e fauna rare
Gli oppositori del campo sostengono che la valutazione obbligatoria di impatto ambientale sia stata condotta solo dopo l'inizio dei lavori, sollevando preoccupazioni circa le possibili violazioni procedurali e la mancata considerazione del rischio di incendi boschivi nel sito.
Il centro è quasi terminato, ma il Consiglio di Stato greco, la più alta corte amministrativa del paese, deve ancora pronunciarsi su un ricorso presentato dagli abitanti dell’isola, insieme ad altre parti, contro la sua costruzione.
Una valutazione di impatto ambientale, condotta nel 2022 a sostegno di un ricorso legale presentato dal comune di Mitilene, ha rilevato che “la licenza e l'esecuzione del progetto sono state eseguite in violazione della normativa vigente”.
Il rapporto, visionato da Context, afferma inoltre che il centro si trova vicino a un sito per uccelli migratori (come l’avvoltoio monaco) protetto dall'Ue, che ospita anche il raro picchio muratore di Krüper.
Christos Tsivgoulis, vicesindaco con delega all'ambiente del comune di Mitilene, sostiene che il ministero per la migrazione stia “minimizzando i potenziali impatti sull'ecosistema forestale” e che la valutazione speciale richiesta per le aree protette dall'Ue non sia mai stata effettuata.
“La gestione della questione da parte del governo è stata finora segnata da una costante mancanza di affidabilità”, conclude.
Nella foto di apertura, un'immagine aerea del Centro chiuso ad accesso controllato in costruzione nella foresta di Vastria, a Lesbo, in Grecia, scattata nel febbraio 2024 (Marion Bouchetel/Fondazione Thomson Reuters)
Nota di redazione: questo articolo fa parte della serie “Comunità in prima linea” e offre un'anteprima della rivista che abbiamo in mente. La serie inoltre è stata prodotta nell'ambito della prima edizione della Scuola Magmatica di Giornalismo Ambientale.