È stato un agosto movimentato, segnato da ondate di calore, incendi record e burrasche. Come ogni estate si è parlato dell'uso o meno dell'aria condizionata che in Europa è ancora poco diffusa. Sono poi stati avvistati draghi blu nel Mediterraneo occidentale e alcuni ricercatori hanno scoperto una delle cause delle ondate di calore marine. In Grecia, in una piccola isola a sud di Atene, hanno fermato un progetto di espansione degli allevamenti di pesci che secondo molti avrebbe potuto provocare grossi danni ambientali. Tutto questo e molto altro in questo ultimo numero di Lapilli, la newsletter che unisce i puntini tra le storie che escono ogni mese su Mediterraneo, ambiente e cambiamento climatico. Buona lettura!

Mega incendi. Agli inizi di agosto ci sono stati una serie di incendi di vaste proporzioni in diversi paesi del Mediterraneo. Nel sud della Francia, nella regione dell’Aude (per intenderci la regione intorno a Carcassone) si è verificato il più grande incendio nel paese dal 1949 che ha mandato in fumo più di 16mila ettari di territorio. Secondo il primo ministro francese, François Bayrou, gli incendi che hanno colpito la regione sono stati resi ancora più devastanti per via della siccità e del cambiamento climatico (The New York Times).
In Spagna, in concomitanza con alcune ondate di calore - quella di agosto è stata la più intensa mai registrata per il mese di agosto - ci sono stati vari incendi soprattutto nel nord ovest del paese. Nella regione intorno alla città di Zamora, al confine col Portogallo, si è registrato uno degli incendi più vasti della storia recente spagnola. Secondo le stime dell'Effis, l'European Forest Fire Information System, dall’inizio dell’anno in Spagna sono bruciati più di 1.570 chilometri quadrati di territorio, oltre la media media degli ultimi diciotto anni (Il Post).
Non è andata meglio in Grecia, dove diversi incendi hanno interessato la zona ovest del paese intorno a Patrasso, alcune isole dello Ionio e Chio nell'Egeo. Le immagini satellitari hanno rivelato che più di 400 chilometri quadrati sono stati interessati dalle fiamme in soli due giorni (Kathimerini).
A livello europeo, il 2025 è stato l’anno peggiore finora registrato per numero di ettari bruciati, circa un milione, ovvero un'area più grande dell’isola di Cipro (Euronews). E secondo il World Weather Attribution, le condizioni climatiche - tra cui siccità, temperature elevate e vento forte - che hanno provocato e alimentato i grossi incendi di luglio in Grecia, Turchia e Cipro sono state rese 10 volte più probabili dai cambiamenti climatici indotti dalle attività umane.
Venti di burrasca. Non sono mancati poi gli eventi burrascosi. Al largo di Minorca, durante una regata, una storica imbarcazione a vela del principato di Monaco si è trovata all'improvviso nel mezzo di una tempesta con venti a più di 50 nodi che hanno spezzato come un grissino l’albero principale. A Milano Marittima, in Emilia Romagna, più di 300 pini sono caduti a causa del vento che ha raggiunto i 100 chilometri orari durante una tempesta improvvisa, rendendo necessaria una riflessione su come gestire il verde urbano considerando che eventi di questo tipo stanno diventando sempre più frequenti in un Mediterraneo che si sta surriscaldando più velocemente della media globale.
Approvato il ponte sullo stretto. Non possiamo non menzionare una notizia che ha fatto il giro del mondo per il suo valore simbolico e logistico. Il governo italiano ha dato il via definitivo per la costruzione del ponte sullo stretto, stanziando 13,5 miliardi di euro per la sua realizzazione (Reuters, Reuters, Npr, Bbc, Ap). Per approfondire la questione segnaliamo un documentario di Repubblica di qualche anno fa che cattura bene non solo la bellezza del luogo ma anche l’annoso dibattito tra chi è a favore e chi è contro quest’opera: “Il Ponte che non c’è”.
Stop al progetto di espansione della maricoltura a Poros. Alla fine, l’allevamento intensivo di spigole e di orate lungo le coste dell’isola di Poros non si farà. Dopo 15 anni di ricorsi e resistenza da parte della popolazione locale, scienziati e pescatori, il progetto di creare un enorme allevamento che avrebbe prodotto una quantità di pesce pari a quella dell’intera Francia e coinvolto circa il 25 percento della costa dell’isola è stato formalmente cancellato dal ministero dell’ambiente greco visto l’enorme impatto ambientale che potrebbe avere sull'ecosistema marino. In particolare, l’allevamento avrebbe potuto mettere a rischio le vaste praterie di Posidonia oceanica intorno all’isola, piante marine che ossigenano l’acqua e che sono alla base dell’ecosistema marino del Mediterraneo.

Il ruolo dei venti nelle ondate di calore marine. Uno studio recente, guidato dal Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici, ha esaminato i fattori che innescano le ondate di calore marine rendendo la loro previsione più semplice. Secondo lo studio, il mare si riscalda velocemente in assenza dei venti dominanti che disperdono l’energia termica accumulata: in sostanza, quando i venti sono deboli. Questo accade spesso in concomitanza di quelli che vengono comunemente chiamati anticicloni africani, masse di aria calda che una volta arrivate sul Mediterraneo, interrompono i flussi atmosferici verso est e fanno diminuire i venti locali. Se queste intrusioni perdurano per più giorni l’acqua del mare inizia a surriscaldarsi.
Negli ultimi 20 anni le ondate di calore marine sono aumentate in frequenza, durata e intensità. La più forte è stata quella del giugno del 2022 con temperature di 5 gradi superiori alla norma nel mar Ligure e nel golfo di Taranto. Queste ondate di calore mettono sotto stress l’ecosistema e possono causare morie tra le specie più vulnerabili. Sapere cosa le scatena e poterle prevedere con anticipo potrebbe quindi aiutare a prevenire o mitigare i danni che possono creare.

Avvistamenti velenosi. Un mare più caldo significa anche un ambiente diverso, più adatto a specie abituate a temperature più elevate. Abbiamo parlato in passato dell'invasione dei granchi blu e dei pesci scorpione. Recentemente ne ha scritto anche il Washington Post focalizzandosi su quello che sta succedendo in Grecia, dove con l’innalzamento delle temperature cambiano anche i pesci che si pescano e c'è chi ci vede un’opportunità.
In Spagna, dove ci si aspetta che il pesce scorpione arrivi in un futuro non troppo distante, sono intanto alle prese con un'altra specie che di solito si trova in acque tropicali. Si tratta del drago blu, un mollusco con una forma molto curiosa che ricorda quella di un drago, di piccole dimensioni ma in grado di produrre un veleno molto potente. A inizio mese due esemplari sono stati trovati sulla spiaggia di Guardamar del Segura, a sud di Alicante. Qualche settimana dopo ne sono apparsi molti altri costringendo le autorità a chiudere le spiagge.
Questa lumaca di mare, al contrario di altri suoi simili, non vive sul fondo ma galleggia, lasciandosi trasportare dalle correnti. Si nutre di meduse, anche le più velenose come le caravelle portoghesi, e ne ingloba il veleno nelle appendici simili a delle dita. Un Mediterraneo sempre più caldo favorisce la loro diffusione così come la presenza delle caravelle portoghesi, avvistate sulla costa atlantica della Francia a fine luglio, di cui il drago blu si nutre (The New York Times).
Aria condizionata sì, aria condizionata no. Il più dell’estate è ormai alle nostre spalle, ma il dibattito resta. Aria condizionata sì o aria condizionata no? È ormai evidente che le estati mediterranee siano sempre più calde e questo oltre ad avere un effetto sui flussi turistici sta generando un dibattito anche sull'uso dell’aria condizionata. In molti paesi europei meno della metà delle case dispone di impianti di climatizzazione. In Francia la questione è diventata un caso politico quando Marine Le Pen, leader di estrema destra del Fronte nazionale, ha chiesto più aria condizionata per tutti mentre la leader del partito dei Verdi, Marine Tondelier, ha detto che bisogna investire nel verde urbano e nell’efficienza energetica degli edifici. In Francia solo il 20-25 per cento delle case dispone di aria condizionata contro il 50 per cento in Italia e il 40 per cento in Spagna. Ma le estati sono sempre più calde e l’aria condizionata può diventare uno strumento per sopravvivere e salvare vite. Secondo uno studio pubblicato su Lancet nel 2021, solo nel 2019, l’aria condizionata ha contribuito a evitare quasi 200mila morti premature legate al caldo. Il problema è che l’aria condizionata contribuisce per circa il 3,7 per cento alle emissioni di gas serra, ma la speranza è che gli impianti diventino sempre più efficienti e che l’energia elettrica utilizzata per farli funzionare venga prodotta sempre più spesso da fonti rinnovabili come solare ed eolico riducendo così l’impatto ambientale di questo strumento che fa sempre più parte delle nostre vite (Il Post).
Se da un lato l’aria condizionata non va demonizzata dall’altro ci sono già moltissimi strumenti e tecniche per rinfrescare la città, alcuni molto antichi, che hanno un impatto ambientale ridotto. Ne sanno qualcosa a Siviglia, in Spagna, una delle città più torride del continente europeo. Dal 2020 a oggi, Siviglia ha registrato una media di 115 giorni all’anno con temperature sopra i 29 gradi. Qui stanno riscoprendo sistemi di cattura passiva di aria fresca per poi farla uscire da apposite griglie inventate più di mille anni fa, usano acqua fredda per rinfrescare ambienti e tetti e stendono teli per creare ombra nelle strade assolate. Per non dimenticare il rito della siesta che ha una ragione molto pratica, durante le ore più calde meglio non lavorare sotto il sole. Tutto questo lo racconta bene un lungo articolo del New York Times, che esplora i vari metodi, antichi e moderni che si usano a Siviglia da tempo per vivere bene anche quando le temperature sono elevate (The New York Times).

Reintrodurre i cavalli per prevenire i roghi. Ti lasciamo con due video che ci portano sulle sponde opposte del Mediterraneo. Con il primo andiamo in Spagna, dove un gruppo di ambientalisti si sta occupando di reintrodurre cavalli selvaggi nel parco naturale dell’Alto Tajo, nella provincia di Guadalajara, con lo scopo di migliorare la biodiversità della zona e attrarre nuovi residenti in une delle aree più spopolate della Spagna. Tra i vari benefici che la reintroduzione di questi grandi erbivori comporta c'è anche quello di aiutare a prevenire gli incendi brucando la vegetazione (Mongabay).

La pesca che cambia. Il secondo video ci porta invece a Beirut e racconta di come la pesca in Libano sia cambiata negli ultimi anni e di come ci siano sempre meno pesci attraverso le parole di un anziano pescatore che nonostante tutto all'alba esce in mare per andare a pescare.


GUGLIELMO MATTIOLI
Producer multimediale, ha contribuito a progetti innovativi usando realtà virtuale, fotogrammetria e live video per il New York Times. In una vita passata faceva l’architetto e molte delle storie che produce oggi riguardano l’ambiente costruito. Ha collaborato con testate come The New York Times, The Guardian e National Geographic. Nato e cresciuto a Genova, vive e lavora a New York da oltre dieci anni.Grazie per aver letto fino a qui. Ci vediamo a ottobre, o prima con Lapilli+.
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