A distanza di un anno dalle tragiche alluvioni che nel maggio 2023 hanno colpito l’Emilia Romagna, abbiamo chiesto al fotogiornalista Michele Lapini di raccontarci come ha visto quei luoghi cambiare in questi 12 mesi. Luoghi in cui Lapini è tornato spesso per toccare con mano la situazione e documentare il post-alluvione. Il risultato è un’amara riflessione che ci dà il senso di quanto sia difficile allontanare lo spettro di un evento simile dalle vite delle persone coinvolte, dare loro il supporto che meritano. Una riflessione importante considerando soprattutto che con la crisi climatica in atto si attendono eventi estremi sempre più intensi e frequenti.

I soccorsi nella mattina del 17 maggio 2023 a Faenza mentre il Lamone continuava a riversare acqua e fango dagli argini rotti (Michele Lapini).

Tornare nei luoghi è sempre una buona cosa, lo è ancor di più se quei luoghi stanno ancora vivendo quello che è successo un anno fa. In Emilia Romagna il 2023 verrà ricordato per molto tempo con le due alluvioni del 3 e del 16 maggio.

Quando arrivi in un luogo dove ancora il fiume invade la città e continua a scorrere nelle strade e dentro le case, tutto è caotico, imprevisto e impensabile. La mattina del 17 maggio 2023, il fiume Lamone a Faenza continuava a esondare e riempire la città di acqua e fango. Non ci si mette tanto ad abituarsi, l’adrenalina fa sempre bene il suo lavoro e noi fotograf* pensiamo subito a fare il nostro. Man mano che l’acqua scende, lo fa anche l’adrenalina. Aumenta però il tempo e la possibilità di poter cominciare a costruire delle relazioni, parlare con le persone, capire un po’ più in profondità la situazione. Quasi 40mila persone sono state sfollate dalle loro case, alcune - e sempre troppe - lo sono tutt’ora, 17 le persone rimaste uccise. Ventitre fiumi esondati, migliaia di frane, una quarantina i comuni coinvolti. Numeri.

A distanza di un anno in molti luoghi l’alluvione sembra non esserci mai stata. Dietro quei numeri e quell’apparente normalità però l’alluvione c’è ancora. C’è addosso alle persone che l’hanno vissuta, c’è sulle case ancora vuote e sulle finestre aperte. C’è sugli occhi lucidi di chi ricorda l’acqua salire nella propria casa e portarsi via la loro quotidianità.

Da sinistra: David Farrella e Gogo Della Luna nella loro casa di Lugo, vicino a Ravenna, dove con l'alluvione del maggio 2023 gran parte del loro lavoro fotografico e artistico è andato distrutto; Paolo Santarella ritratto a Forlì nella casa alluvionata dove era conservato l'archivio storico di suo padre, una figura importante del Partito repubblicano italiano; Gianni Fagioli nel suo terreno a Rocca San Casciano su un albero trascinato giù da una frana del maggio 2023 (Michele Lapini).

C'è nella lotta di Gianni, tra i promotori dell'Appello per l'Appennino romagnolo che costruisce comunità contro la rassegnazione. C'è nelle due case alluvionate di Paolo a Forlì e nel suo impegno per salvare l'archivio storico del padre. C'è nella forza di volontà della cooperativa sociale L'Orto a Budrio, poco fuori Bologna, che ha ancora oltre un metro e mezzo di fango secco intorno al casolare in cui svolgeva le proprie attività, già alluvionato nel 2019, che adesso lascerà per trovare una soluzione più sicura e resistente ai cambiamenti climatici. C'è nella perdita d'identità di David e Gogo, fotografo lui e artista lei, che a Lugo, in provincia di Ravenna, hanno perso decenni di vita artistica con l'acqua che ha distrutto negativi, stampe e manoscritti.

C’è nell’attesa e nella poca speranza che i soldi un giorno arriveranno (ndr, il punto sui rimborsi in questo articolo de Il Sole 24 ore).

A un anno dall'alluvione ci sono frane ancora attive, come questa in località Ganzole, vicino a Sasso Marconi, a circa 17 chilometri da Bologna (Michele Lapini).

Man mano che ti lasci la pianura alle spalle però gli sfregi dell’alluvione si vedono bene. Lingue di terra che sembrano squarci nei boschi e nelle colline, strade ridotte a una corsia e nuovi paesaggi. L’appennino e le zone collinari hanno fatto meno rumore ma sono pieni di promemoria che gli eventi alluvionali del 2023 hanno lasciato.

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