In questi Lapilli ci concentriamo sulle condizioni di siccità che in alcune parti del Mediterraneo hanno spinto gli agricoltori a ricorrere a preghiere e processioni religiose per invocare la pioggia. Spostiamo poi lo sguardo al cielo che, nelle ultime settimane, dalla Grecia al Portogallo passando per l’Italia è stato coperto da polvere del Sahara, un fenomeno che pare stia diventando più frequente e intenso. Ci trasferiamo inoltre sulle Alpi francesi, dove l'effetto del cambiamento climatico sui ghiacciai è diventato un'attrazione turistica, per chiederci quanto questo tipo di turismo, anche detto "dell’ultima occasione", non abbia ripercussioni sull’ambiente. Così come passiamo in rassegna molti degli interrogativi sollevati dal progetto di allevare polpi in un edificio industriale alle isole Canarie. Questo e molto altro in questi Lapilli. Se ti piacciono, aiutaci a diffonderli inoltrando questa email ad amici e conoscenti! Buona lettura!

Acqua e santi. Il mese scorso abbiamo parlato della siccità che ha colpito il Marocco e le principali isole italiane, Sardegna e Sicilia. A distanza di 30 giorni la situazione è leggermente migliorata, ma in alcune zone del Mediterraneo il problema persiste. In Catalogna e nel sud ovest della Francia, gli agricoltori non sanno più a che santo votarsi o forse sì. Nella città di Perpignan, nella Catalogna francese, una delle aree più duramente colpite dalla siccità, gli agricoltori hanno ripreso l'antica tradizione di pregare il loro santo locale, Saint-Gaudérique, chiedendogli di far piovere. La regione sta affrontando la peggiore siccità dal 1959, con livelli di acque sotterranee preoccupantemente bassi. Quest’inverno ha piovuto circa il 60 per cento in meno del solito. Secondo antiche leggende, San Gauderico è in grado di fare miracoli, in particolare di far piovere. Così, per il secondo anno consecutivo, dopo circa 150 anni, agricoltori e parrocchiani sono scesi in strada per invocare il santo. In effetti, dopo la processione, un po' ha piovuto, ma non abbastanza da risolvere la situazione (Le Monde).

Sempre in tema religione, santi e siccità segnaliamo queste belle foto di una processione religiosa che arrivano da Quesada in Andalusia dove, dopo anni di siccità, nella settimana di Pasqua è finalmente scesa la pioggia (Associated Press). Più prosaicamente, nella Catalogna spagnola, le misure che limitano l’uso dell’acqua vista la perdurante crisi idrica stanno mettendo agricoltori e operatori turistici gli uni contro gli altri (Euronews).

La situazione non è poi particolarmente migliorata in Sicilia, dove la produzione di agrumi ha subito grossi danni. E in questo caso i santi non sembrano venire in aiuto. Il governo regionale ha dichiarato lo stato di emergenza per la siccità fino alla fine dell'anno e disposto misure per risparmiare acqua. La società di approvvigionamento idrico della regione ha ridotto la quantità di acqua immessa nella rete e tutti stanno cercando di capire cosa fare durante la notoriamente calda estate siciliana. Non è la prima volta che l'isola si trova ad affrontare periodi siccitosi, ma questo sta durando più del solito. Anche se i dati sulle precipitazioni potrebbero ingannare. Nel 2023 la Sicilia ha infatti ricevuto una discreta quantità di pioggia, ma si è concentrata soprattutto in due intensi temporali, uno a maggio e uno a settembre. La pioggia che arriva all'improvviso e in grande quantità è difficile da intercettare e non viene assorbita dal suolo. Quindi, per lo più scorre verso il mare, evapora rapidamente o riempie i bacini idrici di fango riducendone la portata (Il Post; Le Monde).

Sulle Alpi italiane, invece, grazie alle abbondanti nevicate di febbraio e marzo, il deficit di neve è stato colmato e per la prima volta in due anni si è registrato un seppur minimo surplus, fa sapere la Fondazione Cima. Ciò significa che al nord c'è molta acqua immagazzinata sotto forma di neve per i mesi a venire. Diversa la situazione lungo l'Appennino e nelle regioni meridionali, dove il deficit di neve resta significativo.

La foschia che arriva dal Sahara. Negli ultimi giorni, le polveri del Sahara hanno raggiunto alcune zone del Mediterraneo, l’Italia nei giorni di Pasqua e in precedenza anche Grecia e penisola iberica. La Direzione generale della sanità del Portogallo ha emesso un avviso sulla qualità dell'aria e ha raccomandato di limitare il tempo trascorso all'aperto. I forti venti che si formano sul deserto possono soffiare la polvere in luoghi molto lontani, raggiungendo talvolta anche i Caraibi, l'America latina o la Finlandia. La polvere è ricca di nutrienti e minerali e favorisce la crescita del fitoplancton nell'oceano. Quando la polvere viaggia molto in alto nell'atmosfera, crea tramonti spettacolari, ma quando la polvere colpisce aree più vicine al deserto, come il bacino del Mediterraneo o le isole Canarie, può ridurre la qualità dell'aria e rappresentare un rischio per la salute. L'anno scorso un gruppo di ricercatori spagnoli ha pubblicato uno studio che indica come la frequenza e l'intensità di questi fenomeni sul Mediterraneo occidentale e sulla regione euro-atlantica stia aumentando nei mesi invernali forse a causa di cambiamenti nella circolazione atmosferica (Il Post).

Nubi di polvere del Sahara su Italia meridionale, Malta, Grecia, Libia e Tunisia lo scorso 28 marzo (Unione europea, Copernicus Sentinel-3).

Il rischio climatico e il divario tra il nord e il sud dell'Europa. Secondo il primo rapporto di valutazione del rischio climatico a livello europeo recentemente realizzato dall'Agenzia europea per l'ambiente (Eea, dall’inglese), il cambiamento climatico sta esacerbando il divario economico tra il nord e il sud dell'Europa. I paesi più colpiti da caldo estremo e siccità, come Italia, Spagna, Grecia e Portogallo, sono anche quelli con i debiti pubblici più elevati e con capacità di spesa per opere di adattamento e mitigazione limitate. L'Eea sottolinea che le regioni con uno status economico più basso, come alcune parti di Croazia, Grecia, Italia e Spagna, sono particolarmente vulnerabili all'aumento delle temperature che a sua volta influisce su incendi, raccolti agricoli, disponibilità di acqua, salute umana e disoccupazione. Più queste regioni diventano povere, meno risorse hanno e viceversa. Inoltre, l'Italia in particolare sta affrontando sfide demografiche specifiche, tra cui l'invecchiamento della popolazione e l'emigrazione dei giovani, che ostacolano ulteriormente la sua capacità di adattamento ai cambiamenti climatici. Il rapporto evidenzia anche come l'Europa nel suo complesso sia in ritardo nell'adattamento e nella mitigazione dei cambiamenti climatici, mancando di politiche coese e piani di attuazione che tengano il passo con il cambiamento in atto (Eunews; Politico.eu). 

Riso incerto. In Pianura padana si coltiva il 50 per cento del riso che cresce in Europa anche perché qui l’acqua, che per coltivare il riso serve in abbondanza, non è mai mancata. Negli ultimi anni però le cose stanno cambiando. L’aumento delle temperature e dei periodi di siccità sta avendo un effetto sulle quantità del raccolto e sulla sostenibilità economica e ambientale di queste coltivazioni. Nel 2022 la regione è stata colpita dalla peggiore siccità degli ultimi 200 anni, tanto che a maggio alcuni agricoltori, come Luigi Ferraris, hanno visto i campi, anziché di un lussureggiante verde, diventare marroni, secchi come paglia. Oggi si sta provando a coltivare qualità di riso che richiedono meno acqua, ma il futuro rimane incerto (Guardian; Internazionale).

Il turismo del cambiamento climatico. Un lungo reportage del New York Times ci porta sulla Mer de Glace, il ghiacciaio più grande delle Alpi francesi, che, a causa dell'aumento delle temperature, continua a ritirarsi in modo drammatico. Per questo negli anni il ghiacciaio è diventato un’attrazione per quei turisti che vogliono vedere da vicino gli effetti del cambiamento climatico. Ma l'ironia della sorte vuole che, per permettere a un maggior numero di persone di visitarlo, vengano costruite nuove infrastrutture con un impatto ambientale tale che a loro volta potrebbero contribuire al problema e accelerare il deterioramento del ghiacciaio (New York Times).

Allevare o non allevare i polpi? Un’azienda spagnola vorrebbe creare un allevamento intensivo di polpi alle Canarie. Funzionerebbe in questo modo. I polpi verrebbero fatti vivere in piccole gabbie impilate l'una sull'altra in un edificio industriale a più piani. Per ucciderli, verrebbero poi messi in acqua ghiacciata a meno 3 gradi centigradi. Molti si chiedono se questo sia un modo etico di allevare un essere che ormai sappiamo essere altamente intelligente. I sostenitori del progetto dicono che questo potrebbe salvare i polpi in natura, che vengono catturati in numero sempre maggiore, ma l'idea di allevare intensivamente animali senzienti, non solo polpi, ma anche maiali e altri, solo per la loro carne ricca di proteine non sembra il modo più sostenibile ed equilibrato di vivere sul nostro pianeta (Yale Environment 360).

Il futuro del vino. Un recente articolo che passa in rassegna la letteratura scientifica sull'argomento ha fatto il punto sul modo in cui l'aumento delle temperature possa influenzare la coltivazione del vino in tutto il mondo. L’articolo, pubblicato su Nature Reviews Earth & Environment, prevede che molte aree in cui attualmente si produce vino non saranno più adatte a questo tipo di produzione in futuro. Secondo lo studio, “circa il 90 per cento delle regioni vinicole tradizionali nelle regioni costiere e di pianura di Spagna, Italia, Grecia e California meridionale potrebbe rischiare di scomparire entro la fine del secolo a causa dell'eccessiva siccità e delle ondate di calore più frequenti dovute ai cambiamenti climatici”. Ma se da un lato alcune aree non saranno più adatte è possibile che altre lo diventino. A seconda dell'aumento della temperatura, infatti, potrebbero emergere nuove regioni con un clima favorevole alla produzione di vino, come la Francia settentrionale e alcune regioni montuose.

Muri a secco, non solo liguri. Negli ultimi Lapilli+, la nostra newsletter premium con contenuti originali, ti abbiamo portato nella protetta e ricca d'acqua valle di Niasca, sul monte di Portofino, in Liguria. Qui un gruppo di persone sta combattendo lo spopolamento rurale ripristinando il paesaggio storico fatto di terrazzamenti, costruendo muretti a secco che aiutano a raccogliere l'acqua. “Questa idea di ricerca e di captazione dell'acqua era diventata un po' una nostra fissazione”, spiega l’architetto Antonio Marruffi, che sta seguendo la realizzazione del progetto. Se ti fosse sfuggita, puoi passare a Lapilli premium e trovare la storia completa qui.

E a proposito di muretti a secco, segnaliamo un documentario realizzato nel 2023 per il programma Rai Geo, e ritrasmesso a marzo di quest'anno (Raiplay dal minuto 2:15:55), su Valstagna, un paesino di montagna in provincia di Vicenza dove terrazzamenti e muri a secco sono stati costruiti intorno al XVII secolo per la coltivazione del tabacco. La tradizione è ormai in via di estinzione. Solo pochissimi provano a portarla avanti. Mentre un’associazione sta cercando di preservare muri e terrazzamenti che, senza la presenza dell'uomo, inesorabilmente crollano o vengono inghiottiti dalla vegetazione.

GUGLIELMO MATTIOLI
Producer multimediale, ha contribuito a progetti innovativi usando realtà virtuale, fotogrammetria e live video per il New York Times. In una vita passata faceva l’architetto e molte delle storie che produce oggi riguardano l’ambiente costruito e il design. Ha collaborato con testate come The New York Times, The Guardian e National Geographic. Vive e lavora a New York da 10 anni.

Grazie per aver letto fino a qui. Ci vediamo a maggio, o prima con Lapilli+.

Se questa newsletter ti è stata inoltrata, per continuare a riceverla puoi iscriverti qui. Lapilli è gratuita e sempre lo sarà, ma nel caso volessi offrirci un caffè o sostenerci con una piccola donazione puoi farlo (anche con bonifico intestato ad Associazione Magma APS, Iban: IT34B0623002812000030639558), grazie!

Lapilli è la newsletter che raccoglie ogni mese notizie e approfondimenti su ambiente e Mediterraneo apparsi sui media e selezionati da Magma. Se non sai chi siamo, qui trovi il manifesto di Magma.

Share this post