In questi Lapilli ci concentriamo sulla lunghissima estate da poco conclusa e su alcuni spunti di mitigazione e adattamento che vengono da diversi paesi del Mediterraneo, come una "foresta a mosaico" che cattura il calore in Francia, una serie di misure per ridurre l'inquinamento causato dai fertilizzanti in una laguna spagnola e l'agricoltura rigenerativa usata per contrastare la desertificazione nel sud della Spagna. Sebbene sia facile cadere in una mentalità pessimistica quando si parla di cambiamenti climatici, noi di Magma vogliamo sottolineare che c'è ancora speranza e che si può fare molto per adattarsi, mitigare e rendere più vivibile il nostro clima che cambia. Come sempre, feedback, commenti e domande sono benvenuti. Buona lettura!

La lunga coda di una calda estate. Avete avuto l’impressione che l'estate del 2023 fosse l’ennesima di una serie di estati particolarmente calde? Secondo il New York Times, le estati caratterizzate da ondate di calore estremo stanno diventando sempre più frequenti. Ma quest'anno, la cosa più insolita è stata la presenza di temperature simili a quelle estive fino a settembre e ottobre. In generale, in Europa questi settembre e ottobre sono stati i più caldi mai registrati, con temperature particolarmente elevate in Austria, Svizzera e Francia, oltre che in gran parte dell'Italia e della Spagna. Ma non solo, settembre 2023 ha stabilito un nuovo record a livello globale (Euronews).

Il grafico raffigura le anomalie climatiche registrate dall'Amministrazione nazionale per l'oceano e l'atmosfera statunitense (in inglese Noaa) lo scorso settembre a livello globale.


Lo stato ambientale delle coste italiane. Come prevede la normativa europea sulla strategia per l’ambiente marino, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) conduce ogni anno una serie di attività di monitoraggio lungo le coste italiane per raccogliere dati e capire come affrontare le problematiche ambientali più urgenti. I risultati dell'ultimo monitoraggio contenuti in un rapporto pubblicato a fine settembre sono sia positivi che negativi. La nota positiva è che è stato notato un aumento significativo delle popolazioni di corallo lungo le coste italiane. Anche la presenza di azoto e fosforo, che in eccesso possono danneggiare l'ambiente favorendo la crescita delle alghe, è diminuita grazie a leggi efficaci che hanno interessato i detergenti e limitato l'uso di fertilizzanti a base di questi elementi. Sempre secondo il rapporto, l'inquinamento da plastica rimane stabile o in alcuni casi è addirittura in calo. Al contrario, la Posidonia oceanica, una pianta marina autoctona nota anche come erba di Nettuno, continua a subire un preoccupante declino. Solo nell’11 per cento dei siti monitorati la densità dei fasci di Posidonia è risultata sopra la media. La Posidonia è essenziale per sostenere la vita nel Mediterraneo in quanto produce ossigeno, cattura l'anidride carbonica e previene l'erosione. Il rapporto sottolinea che seguendo le linee guida fornite dalla Water Defenders Alliance, che ha sviluppato una tecnica di piantumazione particolare, si possa incrementare la presenza della Posidonia, come è stato già fatto nelle aree intorno a Portofino e Bergeggi. Infine, il numero di specie invasive che si insediano nel Mediterraneo continua ad aumentare, soprattutto nei pressi dei porti (Lifegate).


Inquinamento persistente. Negli ultimi Lapilli abbiamo segnalato un pezzo investigativo e interattivo del Guardian che mostra l'inquinamento atmosferico in Europa. È emerso che le aree con i livelli peggiori sono spesso quelle in cui vive la maggior parte dei cittadini europei. Se l'inquinamento atmosferico può essere affrontato riducendo le emissioni, c'è un'altra forma di inquinamento che è praticamente impossibile da eliminare. Un progetto investigativo internazionale, chiamato "The Forever Pollution Project", esplora questa forma di inquinamento più persistente e ha appena vinto il secondo posto del prestigioso Kevin Carmody Awards. L'inchiesta, guidata da Le Monde, ha visto la collaborazione di 18 redazioni giornalistiche in tutta Europa. Radar Magazine ha partecipato come media italiano. Il progetto ha stabilito che il livello di contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche e polifluoroalchiliche, anche dette Pfas, in Europa è molto più ampio e diffuso di quanto si pensasse. I Pfas sono un gruppo di sostanze chimiche artificiali utilizzate in un gran numero di beni di consumo per realizzare prodotti antiaderenti, antimacchia o impermeabili - si pensi ad esempio al Teflon delle padelle. Vengono spesso definite "sostanze chimiche eterne”, perché impiegano un tempo molto lungo per decomporsi e persistono nell'ambiente praticamente per sempre. Sono molto mobili e, secondo Le Monde, sono stati trovati nell'acqua, nell'aria, nella pioggia, nelle lontre e nei merluzzi, nelle uova sode e negli esseri umani e potrebbero causare cancro e infertilità, oltre a una serie di altre malattie. Radar si è concentrato sul lato italiano dell’inchiesta che ha visto recentemente la pubblicazione di un secondo capitolo, incentrato principalmente sulla regione Veneto, noto polo di industrie chimiche in Italia. Qui potete trovare tutti gli articoli che Radar ha scritto sull’argomento. E qui invece trovate la mappa che mostra dove la contaminazione da Pfas è più acuta in Europa.

Il clima che cambia, il Mediterraneo che ci aspetta. Magma, in collaborazione con l'Orto botanico di Firenze, organizza un appuntamento incentrato sul Mediterraneo e i cambiamenti climatici. Nel corso dell’evento, in programma il 24 novembre nel giardino dei Semplici (a partire dalle 13:30, aula didattica Ostensio, via Micheli 3, Firenze), Guia Baggi, giornalista ambientale e cofondatrice di Magma, dialogherà con Erika Coppola, ricercatrice del Centro internazionale di fisica teorica Abdus Salam di Trieste, tra le autrici dell'ultimo rapporto di valutazione delle conoscenze scientifiche sui cambiamenti climatici dell’organismo intergovernativo Ipcc. L’incontro cercherà di contestualizzare gli eventi estremi che hanno caratterizzato gli ultimi due anni per capire cosa ci possono dire sul Mediterraneo che ci aspetta. A seguire verrà proiettato il documentario "Mediterraneo. Vite sotto assedio" ("Mediterranean - Life Under Siege"), in lingua inglese, senza sottotitoli. Il filmato racconta in 90 minuti il Mediterraneo dal punto di vista dei suoi più iconici abitanti, esplorando i pericoli che le specie marine e non solo affrontano tutti i giorni per sopravvivere in uno dei mari più antropizzati al mondo. L’evento rientra nel calendario “L'eredità delle donne Off”. Si consiglia la prenotazione telefonando allo 055 2756444 (da lunedì a venerdì ore 9-13) o scrivendo a edu@sma.unifi.it. La partecipazione è inoltre subordinata al pagamento del biglietto di ingresso in Orto secondo tariffazione vigente (6€ intero | 3€ ridotto | gratuito per studenti e studentesse delle Università toscane) - qui le altre scontistiche e gratuità.

Superare la trappola del pessimismo. In questa newsletter parliamo spesso degli impatti del cambiamento climatico sul Mediterraneo: ondate di calore, innalzamento delle temperature del mare, specie invasive, inondazioni improvvise, incendi, etc. Se da un lato queste informazioni ci portano a vedere un futuro catastrofico, è anche vero che in quanto esseri umani, il nostro cervello non ci aiuta. Infatti la nostra mente fa fatica a immaginare un futuro radicalmente diverso dalla realtà che viviamo e percepiamo attraverso i media. Se poi aggiungiamo il fatto che le storie negative hanno un impatto maggiore di quelle positive sulla nostra psiche, è chiaro che il senso di pessimismo che ci pervade è molto forte e difficile da rompere. Ma lasciarsi andare al pessimismo può essere anche molto pericoloso in quanto può fornire un alibi per non fare niente per cambiare le cose, come spiega lo scrittore e giornalista Fabio Deotto in questo articolo uscito su Lucy - Sulla cultura. La verità è che si può fare molto e che il futuro è ancora tutto da scrivere. Per questo motivo, in questo numero di Lapilli segnaliamo una serie di storie propositive, che parlano di soluzioni, progetti di adattamento e ripristino ambientale. Crediamo che questo tipo di storie possano aiutare a scardinare il pessimismo cosmico e aiutarci a immaginare un futuro in cui l'umanità non si arrende passivamente al cambiamento climatico. 

Una foresta a mosaico. In Francia c'è una foresta di 4.200 ettari che gli scienziati stanno studiando e alterando per capire come le foreste possono adattarsi agli effetti del cambiamento climatico e quanto calore possono assorbire. "Stiamo cercando di far assorbire alla foresta uno shock termico di 10 mila anni in 10 anni", spiega Albert Maillet, direttore di Foreste e rischi climatici presso l'Ufficio nazionale delle foreste francese, secondo quanto riportato da Euronews Green. La strategia consiste nel piantare diversi tipi di alberi per vedere come interagiscono e formano una biomassa più resiliente, anche "aiutando" specie che solitamente si trovano più a sud a "migrare" verso nord. Il risultato finale è una "foresta a mosaico" estremamente diversificata, situata nella regione centro-occidentale della Francia, l'unico paese in Europa alla confluenza di quattro zone bioclimatiche: atlantica, continentale, montana (alpina) e mediterranea.

Questa immagine acquisita da uno dei satelliti Sentinel-2 di Copernicus  il 10 ottobre scorso mostra la foresta di Moulière vicino a Poitiers in Francia. 


Può un’altra agricoltura salvare il Mar Menor? Immaginate una vasta laguna lungo la costa meridionale della Spagna, adiacente a una delle più grandi pianure agricole d'Europa. Ora potete facilmente immaginare che i fertilizzanti agricoli utilizzati nella zona finiscano proprio nella laguna, che nel corso dei decenni, dopo anni di sversamenti, è passata da avere acque cristalline ad acque torbide che la rendono simile a una zuppa verdastra. L'eccesso di nutrienti, in particolare nitrati e fosfati, alimenta la crescita a dismisura di alghe che consumano ossigeno, soffocando di conseguenza altre forme di vita acquatica. Ma recentemente sono state introdotte una serie di misure per affrontare questo problema e potenzialmente ripristinare la biodiversità un tempo fiorente del Mar Menor. L'obiettivo primario è quello di diminuire la quantità di fertilizzanti che finiscono in laguna, obiettivo raggiungibile attraverso varie strategie e metodi: la cattura delle acque meteoriche, che lasciate libere trasportano i fertilizzanti dalle aree agricole alla laguna; la piantumazione di siepi; la creazione di zone umide cuscinetto tra la regione coltivata e la laguna; l'implementazione della cosiddetta "agricoltura di contorno”, una tecnica agricola che prevede l'aratura e la piantumazione seguendo la conformazione naturale del terreno. Questo approccio rallenta efficacemente il deflusso superficiale, cattura i sedimenti e assorbe i nutrienti, soprattutto in caso di precipitazioni intense (Bbc Future).

Rigenerare il suolo in una Spagna che si sta desertificando. Il Sahara si sta espandendo nella Spagna meridionale e il cambiamento climatico esacerba questo processo di desertificazione. Tra il 2007 e il 2015 la temperatura media della regione è aumentata di 1 grado Celsius. A lunghi periodi di siccità si alternano piogge torrenziali che impoveriscono il suolo portando via sostanze nutritive. Per far fronte a questo problema, un gruppo di agricoltori e allevatori, insieme a ricercatori ed enti pubblici, ha deciso di intervenire e utilizzare tecniche proprie dell'agricoltura rigenerativa. L'agricoltura rigenerativa comprende vari metodi di coltivazione sostenibili e basati sulla natura come l'agricoltura terrazzata, l’installazione di cespugli, l'uso di colture di copertura per nutrire il terreno e altre tecniche per aumentarne la capacità di assorbire e trattenere l'acqua. Questo modo di fare agricoltura si sta dimostrando più efficace rispetto all'agricoltura convenzionale nel preservare i nutrienti del suolo. Sul tema vi segnaliamo un video, pubblicato a corredo di un articolo, in cui l'agricoltrice Santiaga Sánchez, che utilizza tecniche rigenerative, spiega i benefici di questo approccio e il ruolo che l'agricoltura potrebbe svolgere nel contrastare il processo di desertificazione del sud della Spagna (Mongabay).

GUGLIELMO MATTIOLI
Producer multimediale, ha contribuito a progetti innovativi usando realtà virtuale, fotogrammetria e live video per il New York Times. In una vita passata faceva l’architetto e molte delle storie che produce oggi riguardano l’ambiente costruito e il design. Ha collaborato con testate come The New York Times, The Guardian e National Geographic. Vive e lavora a New York da 10 anni.

Questo è tutto per questo mese. Grazie per aver letto fino a qui. Ci vediamo a dicembre o prima con Lapilli+.

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